Papa Francesco rivela di aver firmato una lettera di dimissioni nel caso di una malattia che ne paralizzi in modo permanente le capacità decisionali e di governo. E di averlo fatto non di recente, ma nei primi mesi del pontificato, quando nel 2013 - fino al 15 ottobre di quell’anno - era ancora segretario di Stato il cardinale Tarcisio Bertone.
Il Pontefice lo fa sapere nella lunga intervista al quotidiano spagnolo Abc, rispondendo alle domande del direttore Julian Quiros e del corrispondete dal Vaticano Javier Martinez-Brocal.
In merito a cosa succede se un Pontefice resta improvvisamente impedito da problemi di salute o da un incidente, e se non sia opportuna una norma per questi casi, Bergoglio risponde: «Io ho già firmato la mia rinuncia. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato. Ho firmato la rinuncia e gli ho detto: ‘In caso di impedimento medico o che so io, ecco la mia rinuncia. Ce l’haì. Non so a chi l’abbia data Bertone, ma io l’ho data a lui quando era segretario di Stato».
Il Papa voleva evidentemente che la cosa si sapesse - «per questo lo sto dicendo» - e conferma come anche Paolo VI avesse lasciato scritte le sue dimissioni in caso di impedimento: “Esatto, e credo che anche Pio XII l’abbia fatto». «È la prima volta che lo dico - sottolinea Francesco a proposito della sua rinuncia già firmata -. Ora forse qualcuno andrà a chiedere a Bertone: ‘Dammi quella letterà... . Sicuramente lui l’avrà consegnata al nuovo segretario di Stato, il cardinale Parolin. Gliel’ho data in quanto segretario di Stato».
E che comunque le sue attuali condizioni di salute, con le difficoltà di deambulazione per la persistente gonalgia, non giustifichino neanche lontanamente un’eventuale rinuncia, il Papa lo fa capire in un’altra parte dell’intervista, quando dice che «“si governa con la testa, non con il ginocchio».
Sempre ad Abc, alla domanda sull’aver nominato diverse donne per alte cariche della Curia, ma ancora nessuna come numero uno di un dicastero, Francesco replica: «È vero. Ma ci sarà. Ne ho in mente una per un dicastero che si renderà vacante tra due anni. Non c’è nessun ostacolo a che una donna guidi un dicastero dove un laico possa essere prefetto». Da cosa dipende? «Se si tratta di un dicastero di natura sacramentale, deve essere presieduto da un sacerdote o da un vescovo - spiega -. Anche se si discute se l’autorità provenga dalla missione, come sostiene il cardinale Ouellet, o dal sacramento, come sostiene la scuola di Rouco Varela. È una bella discussione tra cardinali, una questione che i teologi continuano a discutere».
Nell’intervista, oltre a dire di non vedere per l’Ucraina, “una fine a breve termine perché si tratta di una guerra mondiale», il Papa torna sulla piaga degli abusi e su quanto sia “doloroso» incontrare le vittime. «Si tratta di persone che sono state distrutte da chi avrebbe dovuto aiutarle a maturare e a crescere. Questo è molto duro». «Anche se si trattasse di un solo caso, è mostruoso che la persona che dovrebbe condurti a Dio ti distrugga lungo la strada. E su questo non è possibile alcun negoziato», aggiunge.
A quasi dieci anni dalla rinuncia di Benedetto XVI, inoltre, Francesco dice del predecessore: «lo visito spesso e vengo edificato dal suo sguardo trasparente. Vive in contemplazione... Ha un buon senso dell’umorismo, è lucido, molto vivo, parla piano ma segue la conversazione. Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo». E su che cosa apprezza di più in Joseph Ratzinger, Bergoglio dichiara che «è un santo. È un uomo di alta vita spirituale».
In ogni caso, lui non ha alcuna intenzione di definire lo status giuridico di Papa emerito. «No. Non l’ho toccato affatto, né mi è venuta l’idea di farlo. Ho la sensazione che lo Spirito Santo non ha interesse a che mi occupi di queste cose», conclude.
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