Martedì 24 Dicembre 2024

Orrore in Thailandia, strage di bambini all'asilo nido: sono 37 le vittime

Le forze dell'ordine portano via una delle piccole bare

Una strage senza senso, accanendosi su piccoli angeli indifesi in un luogo di gioia: 37 persone sono morte, tra cui 24 bambini, nell’attacco a un asilo compiuto oggi da un ex poliziotto nel nord della Thailandia, di recente licenziato per uso e traffico di metanfetamine, che alla fine si è suicidato. Una tragedia che giunge a due anni da un’altra uccisione di massa nel «Paese dei sorrisi» allora ad opera di un soldato, e che ancora più di quella riproporrà riflessioni sull’ampia disponibilità di droghe a basso costo e armi in Thailandia. Il killer, Panya Kamrab (34 anni), ha prima ucciso due adulti in un centro amministrativo provinciale e poi ha fatto irruzione subito dopo l’ora di pranzo in un piccolo asilo nel villaggio di Uthaisawan Na Klang, nella provincia settentrionale di Nong Bua Lamphu. Con una pistola di 9 millimetri e un coltello, lì ha ucciso 24 persone, tra cui 22 bambini (19 maschi e tre femmine, alcuni di soli due anni) e le due maestre, una delle quali incinta di otto mesi. Altre sette persone, tra cui un bambino, sono state uccise durante la fuga. L’ex agente si è poi tolto la vita a casa, dove ha anche ucciso la moglie, il figliastro di quattro anni, e altri due adulti. Secondo la polizia locale, Panya sarebbe andato all’asilo in cerca del figlio nato da una precedente relazione della moglie. Non trovandolo, avrebbe iniziato a sparare e ad accoltellare i presenti. Per i bambini era l’ora del riposo: in alcune cruente immagini trapelate sui social media, si nota che le piccole vittime sono ancora distese sul loro giaciglio sul pavimento. E il bilancio sarebbe potuto essere ancora più pesante se non fosse stata una giornata di forti piogge, che avevano convinto alcune famiglie a tenere i bambini a casa. Non è ancora chiaro cosa abbia fatto perdere la testa al killer. È però altamente probabile che l’uomo non fosse in sé a causa del recente licenziamento, deciso dopo essere stato arrestato perché vendeva metanfetamine. Si era dovuto presentare in tribunale poco prima di fare irruzione nell’asilo, in vista dell’imminente inizio del processo. La strage ha scioccato un Paese dove, data la tipica assenza di violenza, gli standard di sicurezza sono molto rilassati, specie in una provincia come Nong Bua Lamphu, una zona rurale tra le più povere della Thailandia. La dinamica ricorda quella della sparatoria in una base militare e in un centro commerciale del nord-est nel febbraio 2020, quando un soldato - anche lì con un desiderio di vendetta scaturito da un presunto torto sul lavoro - uccise 29 persone e ne ferì 58. È inevitabile collegare la tragedia di oggi con l’alta diffusione di metanfetamine e armi da fuoco in Thailandia. Le pillole di «ya baa» - «droga dei pazzi» - sono alla portata di tutti, e vengono consumate regolarmente da chi ha turni di lavoro massacranti per tirare a campare; il che, in un Paese dalle altissime disuguaglianze, significa un’ampia fetta della popolazione. E in enorme contrasto con l’immagine di «Terra dei sorrisi», la Thailandia è il secondo Paese del Sud-est asiatico per numero di morti in sparatorie, un numero più alto anche di quello degli Stati Uniti. È stato stimato che siano in circolazione 15 armi per ogni 100 thailandesi, il 60 per cento detenute illegalmente. La pistola del killer dell’asilo era regolarmente registrata, ha riferito la polizia, ma il problema rimane. Armi e droghe facilmente reperibili, uomini dall’ego fragile: un mix letale, che oggi ha distrutto decine di famiglie dove i bambini crescevano felici.

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