Il pugno duro di Vladimir Putin sulla guerra ha conseguenze dirette anche sui vertici dell’esercito russo: a guidare la logistica al fronte, infatti, non ci sarà più Dmitry Bulgakov ma Mikhail Mizintsev. E, per gli ucraini, si tratta di una sinistra novità. Mizintsev è infatti soprannominato «il macellaio di Mariupol» per le efferatezze che, secondo Kiev e l’Occidente, avrebbe compiuto durante l’assedio della città martire ucraina.
Sessant’anni, capelli brizzolati e sguardo che nelle poche foto disponibili appare sempre immobile, Mizintsev è stato tra i registi, in prima linea, dell’assedio russo a Mariupol, la città costiera balzata alle cronache mondiale per la resistenza ucraina dell’acciaieria Azovstal. La carriera militare di Mizintstev comincia però molto prima: nel 1980, sotto la bandiera dell’Unione Sovietica. Ma è con la guerra in Siria che il nome del generale si fa largo in relazione soprattutto agli attacchi aerei ad Aleppo. Secondo il Foreign Office britannico Mizintsev ha usato «tattiche riprovevoli» e ha commesso atrocità sia in Ucraina che in Siria. Non a caso, il suo nome già in primavera è entrato nella black list dell’Occidente.
Per gli ucraini il nuovo viceministro della Difesa e capo della logistica militare russa è solo il macellaio di Mariupol. Accusato da Kiev, tra le altre cose, di aver orchestrato il bombardamento su un ospedale materno del porto ucraino. «Ricordatevi di lui. E’ Mikhail Mizintsev», scriveva a fine marzo in un tweet Oleksandra Matviichuk, a capo di una Ong ucraina per i diritti umani. Chiedendo che fosse subito processato all’Aia. Il cambio ai vertici militari impresso da Putin segna un sempre maggior coinvolgimento del capo del Cremlino nelle strategie belliche. A Bulgakov - trasferito a nuovo incarico, secondo Mosca - sono stati imputati diversi errori proprio nella forniture di armi alle truppe russe dispiegate nell’Est dell’Ucraina. La principale mansione di Mizintsev, infatti, sarà quella di «responsabile delle forniture materiali e tecniche delle forze armate». E di evitare i diversi fallimenti che finora hanno segnato l’offensiva russa.
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