Kupiansk, Balakliya, e soprattutto Izyum. Una dopo l’altra, in poche ore, le città strategiche della regione di Kharkiv tornano in mani ucraine. Galvanizzate dalle avanzate che gli stessi russi iniziano ad ammettere, attribuendole però a un loro cambio di strategia per “riorganizzare le truppe» verso l’obiettivo prioritario della presa del Donbass, le forze di Kiev spingono la controffensiva nell’est del Paese, riconquistando centri da mesi in mani nemiche. Un riscatto militare e simbolico, con il presidente Volodymyr Zelensky che ogni sera sciorina alla nazione la lista aggiornata dei territori «liberati» - la stima dell’Institute for the Study of War è di circa 2.500 chilometri quadrati -, mentre a sud continua l’altra grande battaglia scatenata dal contrattacco dell’esercito ucraino nell’oblast di Kherson, verso cui Mosca ha inviato rinforzi con 1.300 ceceni agli ordini di Ramzan Kadyrov. Sui social media, le immagini degli ufficiali che espongono la bandiera ucraina davanti a edifici fino a poche ore prima “occupati» corrono più veloci degli annunci ufficiali. Kiev ha confermato per prima la riconquista di Kupiansk, centro chiave per i rifornimenti e la gestione logistica, che per l’intelligence britannica è cruciale «perché si trova lungo i percorsi di rifornimento della linea del fronte del Donbass». Un cambiamento degli equilibri nell’area certificato anche dalla ripresa dei villaggi di Grakove e Balakliya e dallo sfondamento nel centro principale di Izyum, dopo l’allontanamento delle truppe russe. Una «fuga» massicciamente evidenziata dai media ucraini, che hanno sottolineato il malcontento tra i filorussi rilanciando le accuse di «errori dell’alto comando», lanciate dal primo viceministro dell’Informazione dei separatisti del Donetsk, Danylo Bezsonov. «La situazione è molto difficile», ha ammesso anche il capo dell’amministrazione di Izyum fedele a Mosca, Vladimir Sokolov, mentre venivano confermate le evacuazioni di civili verso la Russia. Per Mosca, però, non è una ritirata. «Le truppe russe si stanno riorganizzando nei pressi di Balakliya e Izyum per aumentare gli sforzi in direzione di Donetsk, in modo da raggiungere gli obiettivi dell’operazione militare speciale di liberare il Donbass», ha fatto sapere la Difesa. La mossa sarebbe quindi stata pianificata, con tanto di «manovre diversive». Un’operazione di tre giorni durante la quale «le forze armate hanno effettuato potenti attacchi con l’aviazione, i missili e l’artiglieria contro il nemico per evitare che le truppe russe venissero colpite», è la versione dei comandi di Mosca. Ma il rovesciamento del fronte a Kharkiv segna in ogni caso una pesante rivincita per Kiev, alimentando speranze di nuovi ribaltoni. Come a Lsysychansk, nel Lugansk, caduta nelle mani di Mosca all’inizio dell’estate dopo settimane di feroci combattimenti. Ora, ha fatto sapere il governatore Serhiy Gaidai, le truppe ucraine sono tornate, arrivando fino alla periferia della città. Ma per i filorussi si tratta di fake news diffuse da Kiev «per seminare il panico». La controffensiva continua anche a sud, dove Mosca ha inviato nuovi rinforzi per respingere l’assalto ucraino verso Kherson, dispiegando 1.300 combattenti della milizia paramilitare cecena, dopo che il Cremlino aveva soffocato sul nascere l’ipotesi di un ritiro dalle scene del fedele alleato Kadyrov. Sul fronte diplomatico, intanto, l’Occidente ha continuato a manifestare il suo sostegno con una visita a sorpresa della ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock. «Mi trovo a Kiev per dimostrare che possono continuare a contare su di noi - ha detto -, che continueremo a stare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario con forniture di armi e sostegno umanitario e finanziario».