Domenica 17 Novembre 2024

La Russia vicina al default, ma per il Cremlino sono «accuse infondate»

Il presidente russo Vladimir Putin

La Russia è in default per la prima volta dal 1918, ma il Cremlino nega e liquida la questione: i pagamenti delle obbligazioni in scadenza a maggio sono stati pagati e il fatto che siano stati bloccati da Euroclear a causa delle sanzioni occidentali contro il Paese «non è un nostro problema», afferma il portavoce, Dmitry Peskov. Dunque le accuse sono «infondate». La Borsa di Mosca procede in rialzo con il Moex che sale dello 0,66% e il rublo è il lieve rialzo sul dollaro. A mezzanotte è infatti scaduto il termine di pagamento agli investitori dei suoi bond internazionali. Si tratta di 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni, una denominata in dollari e l’altra in euro in scadenza nel 2026 e nel 2036. Mosca doveva pagare i due bond il 27 maggio, ma era stato concesso un periodo di proroga di trenta giorni che è scaduto alla mezzanotte del 26 giugno. Secondo i termini delle obbligazioni, se i detentori non ricevono il pagamento entro la fine del periodo di grazia, la Russia è in default. Gli investitori, riporta il Financial Times, hanno detto che non c'è alcun segno dell’arrivo dei pagamenti degli interessi, né la Russia ha indicato alcun tentativo di cercare una nuova via di pagamento dell’ultimo minuto, dopo che i precedenti tentativi di far arrivare i dollari agli investitori erano falliti. Invece, la scorsa settimana Vladimir Putin ha firmato un decreto che stabilisce un nuovo meccanismo per effettuare i prossimi pagamenti del debito in rubli, un passo che equivale a un default. La Russia è in difficoltà a rispettare i pagamenti sui 40 miliardi di dollari delle sue obbligazioni circolanti a seguito dell’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio, a causa delle sanzioni che hanno di fatto tagliato fuori il Paese dal sistema finanziario globale e reso i suoi beni intoccabili per molti investitori. Circa la metà delle riserve auree e valutarie russe - circa 300 miliardi di dollari - sono state bloccate dalle sanzioni occidentali. «La nostra posizione è ben nota. Le nostre riserve sono bloccate illegalmente e tutti i tentativi di utilizzarle saranno anch’essi illegali ed equivarrebbero a un vero e proprio furto», spiega Peskov. Gli sforzi russi hanno incontrato un ostacolo insormontabile alla fine di maggio, quando l’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha di fatto bloccato Mosca dall’effettuare i pagamenti. Il Cremlino anche nei giorni scorsi ha ripetutamente affermato che non ci sono motivi per un default del Paese, ma che non è in grado di inviare denaro per le sanzioni, accusando l’Occidente di cercare di spingerla a un default «artificiale». Anche se un default formale sarebbe in gran parte simbolico, dato che la Russia non può contrarre prestiti internazionali al momento e non ne ha bisogno grazie alle grandi entrate che provengono dall’esportazione di petrolio e gas, le conseguenze di questo evento farebbero probabilmente aumentare i costi di prestito in futuro. Un’insolvenza potrebbe infatti rendere più difficile per la Russia tornare sui mercati obbligazionari.

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