Il ministro dell’Interno britannico, Priti Patel, ha approvato la richiesta di estradizione negli Stati Uniti del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. Una nota dell’Home Office afferma che il ministro «deve firmare un ordine di estradizione se non ci sono basi che lo vietino», cosa esclusa dai tribunali che hanno affrontato la vicenda. Assange ha 14 giorni per presentare appello. «Consentire che Julian Assange venga estradato negli Stati Uniti significherebbe esporre lui a un grande rischio e mandare un messaggio agghiacciante ai giornalisti di tutto il mondo». Lo denuncia Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International, condannando la decisione (appellabile) della ministra dell’Interno britannica, Priti Patel, di firmare l’ordine giudiziario di consegna del fondatore di WikiLeaks alle autorità di Washington. Callamard bolla come insufficienti e non credibili le rassicurazioni diplomatiche degli Usa di risparmiare ad Assange «l’isolamento prolungato in carcere, cosa che violerebbe il divieto di tortura e di maltrattamento» dei detenuti, dati «i precedenti della storia giudiziaria» americana: anche recente. Per questo Amnesty, a nome di varie organizzazioni umanitarie, rilancia l’appello «al Regno Unito di «rinunciare a procedere all’estradizione di Julian Assange» agli Usa stessi «di ritirare le accuse contro di lui» e, in generale, di garantire che “Assange sia rimesso in libertà».