Domenica 22 Dicembre 2024

Il pugno di Putin: «Le armi Usa le schiacciamo come noci»

Il lanciarazzi Himars che gli americani hanno deciso di inviare all'Ucraina

La Russia non teme l’invio di nuove armi americane all’Ucraina, perché «le schiaccia come noci». Mentre le sue truppe continuano l’avanzata nel Donbass e sono sempre più vicine alla presa di Severodonetsk, il presidente Vladimir Putin ostenta sicurezza e liquida in modo sprezzante il sostegno occidentale a Kiev. «I nostri sistemi antiaerei le stanno schiacciando come noci - ha detto in un’intervista a Rossiya 1 -. Ne hanno distrutte a decine». Le parole del leader del Cremlino fanno da corollario al tentativo finora respinto di controffensiva ucraina a Severodonetsk. La battaglia è cruciale per la conquista della regione di Lugansk e per questo, secondo Kiev, il nemico «sta mettendo tutta la sua potenza» sul terreno. Le forze ucraine avevano rivendicato di aver ripreso il 20% della città, ma sarebbero state costrette a una nuova e forse definitiva ritirata verso la città gemella di Lysychansk, l’unico altro centro urbano di rilievo nell’oblast ancora nelle loro mani, appena oltre il fiume Siverskij Donets, che i russi stanno cercando di isolare facendo saltare in aria i ponti. Secondo la Difesa di Mosca, alcune unità avrebbero fatto arretrare fino al 90% dei loro soldati, «dopo aver subito perdite critiche». In città, comunque, i combattimenti sono ancora in corso e restano le truppe ucraine della 79/ma brigata aerea d’assalto e membri delle forze territoriali di difesa. Il contrattacco non è riuscito a rovesciare le sorti della battaglia. Ma la partita per la piena conquista del Lugansk resta aperta, con Kiev determinata a sfruttare tutte le risorse per impantanare il nemico fino all’arrivo delle nuove armi occidentali. A questo potrebbe contribuire anche la delicata situazione della fabbrica chimica Azot, nei cui bunker restano nascoste circa 800 persone, compresi bambini, e dove la Russia denuncia che sarebbero stati minati depositi di acido nitrico per «ritardare» l’offensiva. «Non saranno in grado di conquistare la regione in due settimane, come predetto dall’intelligence britannica», ha scommesso il governatore Serhiy Gaidai. Nel Donetsk, intanto, si prepara già il prossimo fronte. Le forze di Mosca stanno rafforzando le posizioni attorno a Sloviansk e in vista di una nuova offensiva, dopo alcuni attacchi senza successo, stanno schierando fino a 20 gruppi tattici nella zona. Dalla città, ha riferito il sindaco Vadym Lyakh, fuggono intanto centinaia di persone ogni giorno, un numero raddoppiato questa settimana. In tutto il Donbass continuano anche i raid che colpiscono civili. Tre persone, tra cui un bambino, sono rimaste uccise in due bombardamenti. E si aggrava anche il bilancio dei volontari stranieri morti in combattimento. La Legione per la Difesa dell’Ucraina ha confermato la morte di 4 suoi membri: un olandese, un australiano, un francese e un tedesco. Solo quest’ultima vittima, però, non risultava nota, mentre le altre erano già state confermate nei rispettivi Paesi. Nei raid è stato colpito anche il monastero della Dormizione di Svyatohirsk Lavra, appartenente al Patriarcato di Mosca e meta di pellegrinaggi, che ha preso fuoco. Un attacco di cui le parti in conflitto si sono accusate reciprocamente. Più a nord, nella regione di Kharkiv, le Forze Armate dell’Ucraina hanno invece rivendicato di aver quasi interamente distrutto la 35/ma armata russa a Izyum. Intanto, partirà in queste ore l’esercitazione militare internazionale Baltops nel Mar Baltico, cui prenderanno parte 16 Paesi, 14 membri della Nato e gli Stati partner dell’alleanza, Svezia e Finlandia. Manovre con navi, aerei e veicoli blindati che impegneranno oltre 4.000 soldati e dureranno fino al 17 giugno per testare la preparazione alla difesa collettiva nella regione e l’attuazione della politica di deterrenza.

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