Jen Psaki, la portavoce di Joe Biden, lascia la Casa Bianca il 13 maggio, subito dopo la visita del premier italiano Mario Draghi. Al suo posto il presidente ha nominato un’altra donna, Karine Jean-Pierre, che finora è stata la vice della Psaki e che ora sarà la prima afroamericana ed esponente della comunità Lgbtq a ricoprire questo ruolo: una scelta che rafforza ulteriormente la diversità di questa amministrazione, anche se sul podio la numero due della Psaki non è apparsa altrettanto solida e convincente.
Jean-Pierre, che il 13 agosto compirà 45 anni, è nata in Martinica ed è cresciuta a New York, dove si è laureata alla Columbia University. Lavora da anni accanto a Biden avendo ricoperto ruoli politici e nella comunicazione di alto livello anche nella campagna per le elezioni del 2020 e quando era vicepresidente nell’amministrazione Obama. «Karine non solo porta esperienza, talento e integrità necessari in questo difficile lavoro, ma continuerà a portare avanti la comunicazione del lavoro dell’amministrazione Biden-Harris. Jill ed io conosciamo e rispettiamo Karine da molto tempo e sarà una voce forte che parlerà per me e per questa amministrazione», ha scritto il presidente in una nota nella quale ringrazia Psaki per aver «fissato lo standard per il ritorno della decenza, del rispetto e del decoro nella briefing room della Casa Bianca», nonchè «per aver alzato il livello, aver comunicato direttamente e sinceramente con il popolo americano e aver mantenuto il suo senso dell’umorismo».
Psaki, secondo le indiscrezioni dei media Usa, dovrebbe passare alla tv progressista Msnbc, dove dovrebbe apparire in alcuni show e condurre un programma per la piattaforma streaming Nbc Peacock. Una parabola che la accomuna a vari suoi predecessori. Nessun retroscena politico: lei stessa lo scorso maggio aveva preannunciato che se ne sarebbe andata nel giro di un anno, abbandonando un lavoro che aveva definito massacrante, soprattutto se da conciliare con una famiglia. Psaki, 43 anni, di origini greche e polacche, madre di due figli, era entrata nei piani alti della politica americana sotto l’amministrazione Obama, prima come direttrice delle comunicazioni e poi come portavoce della Casa Bianca. Quindi era stata nominata portavoce del dipartimento di Stato, inducendo il ministero degli Esteri russi a rispondere con un volto femminile per lo stesso ruolo, Maria Zakharova.
Dopo una parentesi come commentatrice politica alla Cnn, era finita sotto l’ala di Joe Biden, che l’aveva nominata come portavoce della Casa Bianca, al vertice di uno staff della comunicazione quasi tutto femminile. Ribattezzata «Piperita Patty» per i suoi capelli rossi diventati iconici, Psaki è stata il volto deciso dell’amministrazione in due guerre, durante la tempestosa ritirata dall’Afghanistan e nel conflitto ucraino. Ma per oltre un anno ha rappresentato la presidenza su tutti i fronti in modo impeccabile, senza gaffe nè sbavature, riportando la normalità e la verità nei briefing con i giornalisti dopo le risse e le manipolazioni che hanno contrassegnato il lavoro dei suoi controversi predecessori dell’era Trump. Jen è stata la faccia sicura, a volte sorridente, a volte piccata ma comunque gentile, dell’amministrazione Biden, sempre in grado di tenere testa a tutte le domande, anche a quelle provocatorie dei giornalisti della destra trumpiana.
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