Dai trionfi sui nobili prati di Wimbledon alla detenzione in una prigione londinese: si chiude con una pesante sentenza di imprigionamento la parabola umana di Boris Becker, da enfant terrible del tennis mondiale, il più giovane vincitore dei Championships, alle reclusione in un carcere di Londra.
L’aver accettato «l'umiliazione» del processo gli ha garantito uno sconto della pena - si legge nella sentenza -, ma non essersi riconosciuto colpevole «con umiltà» lo ha comunque condannato all’incarcerazione. Dove trascorrerà almeno metà dei prossimi due anni e mezzo della pena inflittagli per bancarotta fraudolenta. Ad inizio mese, la Southwark Crown Court di Londra lo aveva giudicato responsabile per quattro dei 24 reati a lui contestati nel processo per il fallimento che Becker, 54 anni, aveva dichiarato nel 2017.
Il sei volte vincitore di tornei dello Slam era stato ritenuto colpevole di sequestro di proprietà, non divulgazione di proprietà e occultamento di debiti, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, tra asset e prestiti. Oggi Becker, accompagnato dalla fidanzata Lilian de Carvalho Monteiro, ha conosciuto l’entità della pena che lo attende: non ha fatto effetto evidentemente sui giudici la cravatta ufficiale dell’Old England Club con la quale si è presentato «Bum Bum», ricordo dei suoi tempi d’oro. Come non ha fatto breccia la perorazione del suo avvocato, Jonathan Laidlaw che alla corte ha raccontato come il tedesco sia «caduto in disgrazia», compromettendo irreparabilmente la sua reputazione».
«Boris Becker non ha letteralmente più nulla, questo processo non solo ha distrutto interamente la sua carriera, ma ha anche rovinato ogni possibile possibilità di guadagno futuro». Durissima la replica, contenuta nelle motivazioni della sentenza, espressa in aula dalla giudice, Deborah Taylor: «È da notare come lei non abbia ammesso la sua colpa e non abbia neppure espresso alcun tipo di rimorso. C'è stata da parte sua una totale mancanza di umiltà». La giudice ha anche ricordato come Becker avesse già beneficiato della sospensione della pena all’epoca di una precedente condanna (due anni di reclusione) per evasione fiscale, subita in Germania nel 2002. «Non ha prestato attenzione all’avvertimento che le era stato dato - ha concluso Taylor - e questo rappresenta un’aggravante».
Nel corso del procedimento giudiziario il campione tedesco aveva ammesso di aver provato imbarazzo e vergogna per essere stato costretto a dichiarare fallimento, sostenendo però, a sua giustificazione, di avere un tenore di vita molto dispendioso, a causa soprattutto del divorzio dalla prima moglie e del mantenimento dei quattro figli. Per evitare di pagare per restituire un prestito, Becker avrebbe trasferito enormi quantità di denaro dal suo conto aziendale, non dichiarando una villa di proprietà in Germania, oltre a nascondere poco meno di un milione di euro di debiti e azioni di una società tecnologica. L’ex tennista, che dal 2012 risiede nel Regno Unito, si è sempre dichiarato innocente, vittima di esperti senza scrupolo che lo avevano consigliato male.
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