Emmanuel Macron ha fatto il pieno di voti, il 4% in più rispetto a quando fu eletto nel 2017, ed ha tenuto a distanza lo spauracchio Marine Le Pen. Ma siamo ancora al primo turno e tutto può tornare in discussione fra 15 giorni, quando i due si sfideranno al ballottaggio. E se il presidente uscente può contare sul sostegno di buona parte della destra e della sinistra, i calcoli degli analisti dicono che su Marine Le Pen convergerà almeno il 7% dei voti in più rispetto a quelli che prese nella sfida di 5 anni fa: quelli di Eric Zemmour, che stasera ha esortato i suoi sostenitori a votare per lei.
Il resto del panorama delle anomale elezioni francesi, dominate prima dal Covid poi dalla guerra in Ucraina vede la definitiva evaporazione della destra neogollista e della sinistra moderata, guidata da un partito socialista la cui candidata, Anne Hidalgo, è malinconicamente al 2%. Spicca invece il trionfo popolare di Jean-Luc Mélenchon, il tribuno della gauche radicale, salito per la prima volta oltre il 20% piazzandosi al terzo posto. E, soprattutto, spazzando via i fantasmi di chi considerava possibile che non pochi suoi seguaci votassero Le Pen in funzione anti-Macron: «Neppure un voto deve andare a Marine Le Pen!», ha gridato dal palco per 4 volte, entusiasmando i suoi sostenitori.
Atmosfera opposta in casa del polemista di estrema destra, Eric Zemmour, sceso in qualche settimana dal 16% (era testa a testa con Le Pen all’inizio) al 7% effettivamente racimolato nelle urne. Ha pagato le sue affermazioni filorusse, ma soprattutto ha perso la scommessa di soppiantare la presidente del Rassemblement National come guida dell’estrema destra. Le Pen ha preso il triplo dei suoi voti nonostante le fallimentari fughe di alcuni suoi luogotenenti - fra questi la nipote Marion Maréchal - per raggiungere Reconquete!, il movimento creato da Zemmour. Stasera è apparsa fiduciosa quando ha lanciato un appello ai francesi «di ogni sensibilità», «a tutti coloro che non hanno votato per Macron» ad «unirsi a questo grande Rassemblement National e popolare».
Gli altri risultati descrivono soprattutto clamorose sconfitte, come quella di Valérie Pécresse, prima donna a candidarsi all’Eliseo per i Républicains neogollisti, che sprofonda dal 16-17% iniziale al 5% di questa sera. Il suo predecessore nella corsa all’Eliseo, Francois Fillon, nonostante fosse azzoppato dallo scandalo dei collaboratori parlamentari, aveva conquistato il 20% cinque anni fa. Più atteso, perché era stato annunciato dai sondaggi ormai da settimane, il 2% di Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi che già nei giorni scorsi ha anticipato la sua sconfitta proclamando la necessità di una rifondazione del Ps. Male anche gli ecologisti, con Yannick Jadot sotto la soglia del 5% nel pieno di un’emergenza climatica che è stato il tema più ignorato in campagna elettorale. A sinistra resta, più che mai, il solo Mélenchon, che ha lanciato la sua opa sulla gauche, proponendosi come guida di un nuovo “polo popolare».
Come amano ripetere i francesi la sera del primo turno, la battaglia del ballottaggio è già cominciata. Sul fronte del presidente Macron, si guarda alla sfida in diretta tv che dovrebbe essere confermata fra una decina di giorni. Cinque anni fa quella discussione lo vide uscire vincitore indiscusso, con Marine Le Pen che apparve disarmata di argomenti davanti a tutta la Francia. Finì 66 a 34, ma i tempi sono cambiati. E anche se Valérie Pécresse ha detto che voterà per lui, l’enorme serbatoio neogollista ha subito una fuga del 15% dei voti, che rischiano di finire in parte a Le Pen. La battaglia è ancora lunga, lo spauracchio Le Pen è ancora lungi dall’essere sconfitto.
Caricamento commenti
Commenta la notizia