Mentre gli Stati Uniti continuano ad aumentare la pressione sulla Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina con lo stop alle importazioni di energia, Kiev è alla conta dei morti e dei feriti nella nuova strage causata da un missile sulla stazione di Kramatorsk, ad Est, e nel timore di attacchi chimici comincia a procurarsi fiale di possibile antidoto. Zelensky tuona sui social: «A Kramatorsk ennesimi crimini di guerra». «Come il massacro di Bucha, come tanti altri crimini di guerra russi, l’attacco a Kramatorsk deve essere inserito tra le accuse che saranno portate in tribunale, cosa che dovrà accadere», dice nell’ultimo video commentando la strage ci sui sono rimaste vittime oltre 50 persone. «Tutti gli sforzi del mondo dovranno essere diretti a ricostruire ogni minuto - sottolinea -. Chi ha fatto cosa, chi ha dato gli ordini, da dove sono arrivati i razzi, chi li ha portati, chi ha dato l’ordine e come l’attacco è stato organizzato. La responsabilità è inevitabile». Ieri in Ucraina anche la visita commossa a Bucha della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: “Qui, l’umanità in frantumi». Poi l’incontro con Zelensky, al quale ha consegnato il questionario per l’adesione dell’Ucraina all’Ue. Nel timore di armi chimiche intanto Kiev ha ordinato circa 220mila fiale di atropina, sostanza che può essere utilizzata per contrastare eventuali effetti di armi chimiche come gli agenti nervini. Li sta procurando, secondo quanto riferito dal Wsj, l’organizzazione umanitaria americana Direct Relief. Incessanti le operazioni dei corridoi umanitari: solo nella giornata di ieri sono state evacuate da aree più a rischio 6.665 persone. Tuttavia a Melitopol, denuncia Kiev, i russi stanno bloccando da un giorno otto bus di civili. Sul fronte delle sanzioni gli Usa inaspriscono le misure nei confronti di Mosca. Il presidente Joe Biden ha firmato la legge che vieta le importazioni di energia dalla Russia e quella che interrompe le normali relazioni commerciali con Mosca. A compiere un passo simile l’Unione europea non sembra ancora pronta: l’embargo al petrolio russo dovrà aspettare. La questione non sarà trattata dai ministri degli Esteri dell’Ue lunedì: «Non c’è l’unanimità». Entra comunque in vigore un quinto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca, tra cui lo stop al carbone da agosto. Sono 217 le personalità russe che entrano nella black list. Tra queste le due figlie di Putin, Ekaterina Tikhonova e Maria Vorontsova, e l’oligarca patron di Rusal, Oleg Deripaska. Contemporaneamente Standard&Poor’s ha declassato il debito russo in valuta estera della Russia da CC a SD, cioè in default selettivo. Il downgrade riflette il pagamento in rubli di bond denominati in dollari con scadenza 4 aprile. «Non ci attendiamo che gli investitori siano in grado di convertire in dollari il pagamento effettuato in rubli, o che il governo sia in grado di convertire» i rubli in dollari durante il periodo di grazia di 30 giorni, aferma. Sul fronte umanitario arriva la secca risposta di Amnesty International che ieri, insieme con Human Rights Watch, si è vista chiudere le sedi in Russia. «Non ci arrenderemo“: la risposta di Amnesty. Le autorità russe «si sbagliano profondamente se credono che chiudendo il nostro ufficio a Mosca interromperanno il nostro lavoro di documentazione e denuncia delle violazioni dei diritti umani», «raddoppieremo i nostri sforzi per denunciare le clamorose violazioni dei diritti umani da parte della Russia, sia in patria sia all’estero», ha scritto Agnès Callamard, segretaria generale dell’organizzazione internazionale