Secondo Kiev, a colpire la stazione di Kramatorsk non è stato un missile Tochka-U, come sostenuto da Mosca che attribuisce all’Ucraina la responsabilità della strage, ma un più moderno Iskander. Dopo una fase di sviluppo negli anni ‘90, il nuovo sistema tattico russo a corto raggio russo, con una portata fino a 500 chilometri, è entrato in servizio nel 2006 e ha mandato definitivamente in pensione i Tochka nel 2020. In grado di lanciare missili balistici e da crociera, esiste in tre varianti, l’Iskander-M, destinato all’esclusivo utilizzo militare russo, l’Iskander-K, sistema specifico per il lancio dei missili da crociera R-500, e l’Iskander-E. Quest’ultima versione ha una gittata minore, fino ai 270 chilometri, ed è stata sviluppata per l’esportazione. Finora risulta in dotazione ad Armenia e Algeria ma, tra i potenziali acquirenti che hanno espresso interesse, vi sono Emirati Arabi Uniti, Siria, Iran, Kuwait, Corea del Sud, Malesia e India. L’esercito russo ha 11 brigate di combattimento con sistemi Iskander-M a partire dal 2019. Una brigata Iskander standard include 12 lanciatori e i relativi veicoli di supporto. Le forze armate di Mosca hanno utilizzato per la prima volta il sistema in combattimento contro la Georgia nel 2008. A impensierire l’Occidente sono soprattutto le batterie Iskander-M schierate nell’exclave baltica di Kaliningrad, da dove l’arma potrebbe prendere di mira le forze Nato in Polonia, Stati baltici e Svezia. Dopo l’invio di unità a Kaliningrad nel 2013, nel 2015 e nel 2016 in risposta agli schieramenti antiaerei statunitensi nella regione, Mosca ha optato nel 2018 per un dispiegamento permanente a Kaliningrad.