Si allunga l’elenco listato a nero degli atleti rimasti uccisi in 33 giorni di guerra. Oggi l’Ucraina ha perso il campione del mondo di kickboxing Maksym Kagal, 30 anni, morto combattendo con le forze speciali di Azov per difendere Mariupol. Maksym era il primo campione del mondo di kickboxing Iska (International sport karate association) tra gli adulti nella squadra nazionale ucraina. La foto diffusa dai media lo ritrae mentre si fa un selfie sotto il ring con una medaglia al collo, biondo, pieno di tatuaggi, contento della vittoria. «Dormi tranquillo, fratello, la terra è tua, ti vendicheremo», ha detto il suo allenatore, Oleg Skirt. Quattro giorni fa il reggimento Azov ha dovuto contare tra le vittime un altro soldato, un giovane che aveva dedicato la vita allo sport, prima che l’invasione russa travolgesse tutto. Yegor Birkun era campione di arti marziali, avrebbe dovuto partecipare con l’Ucraina ai campionati del mondo Gma Mma. Ma non c’è stato tempo per giocare, è rimasto ucciso nella difesa di Mariupol. Lo ha fatto sapere la Federazione ucraina di arti marziali scrivendo: «Coraggioso, forte, leale. Eterna memoria dell’eroe». Due ragazzi che non ci hanno pensato due volte a mettere la determinazione e le capacità fisiche acquisite in anni di allenamento al servizio del loro Paese. In particolare del battaglione Azov, la famigerata milizia nazionalista nata nel 2014 e successivamente incorporata nei ranghi dell’esercito ucraino accusata di simpatie naziste, in primo luogo dai russi. Ai nomi di Maksim e Yegor si è aggiunto oggi quello di Volodymyr Kolesnyk, ex giocatore della squadra di calcio del Kryvbas, morto per le ferite riportate in battaglia vicino ad Avdiivka, nella regione di Donetsk. La notizia è stata data dal servizio stampa del club Kryvyi Rih su Facebook, ma la morte risale al 25 marzo. «È andato a difendere l’Ucraina dai primi giorni dell’invasione - scrive il club - è stato colpito durante i combattimenti ad Avdiivka e portato all’ospedale Mechnikov di Dnipro. La mattina del 25 marzo il suo cuore ha smesso di battere». Nei giorni scorsi la Federcalcio regionale di Rivne (Ucraina occidentale) aveva annunciato sempre su Fb un’altra perdita: la morte durante i combattimenti di Bohdan Semenchuk, 28 anni, giocatore del club Sluch, partito per il fronte come volontario e ucciso dal fuoco russo vicino a Kiev. Prima ancora, a perdere la vita era stato l’ex difensore del Karpaty di Leopoli Vitaliy Sapylo, 21 anni, anche lui ucciso vicino alla capitale. Come il calciatore dell’Irpin Oleksandr Ivashchyk, rimasto ucciso nella sua città. Dmytro Yevdochenko invece aveva 16 anni, faceva parte della Athlete Junior Sports School, ed è morto con la madre a causa dei bombardamenti russi durante l’evacuazione dal distretto di Brovary, nella regione di Kiev. Ancor più giovane di Dmytro, Kateryna Dyachenko, la ginnasta ucraina 11enne morta sotto i bombardamenti a Mariupol il 24 marzo. I missili di Mosca hanno distrutto la sua casa, insieme con lei è morto il padre. Kateryna sognava di partecipare alle Olimpiadi per l’Ucraina, esibendosi nella ginnastica ritmica. Ma per nessuno di questi atleti ci saranno nuove gare, la guerra si è presa tutto.