«Se Putin usa le armi chimiche risponderemo. Specularmente. E la nostra risposta dipenderà dal tipo d’impiego». Joe Biden parla nel mezzo di una giornata a modo suo storica. Tre vertici: Nato, G7, Consiglio europeo. Un obbiettivo: far capire allo zar che l’Occidente non scherza, andrà fino in fondo. Ma l’apprensione per quanto accade sul terreno, in Ucraina, sale. Volodymyr Zelensky, proprio oggi, ha denunciato attacchi con bombe al fosforo. E il presidente Usa ha cercato dunque di tirare una riga, soprattutto davanti ai suoi alleati europei. La prudenza è d’obbligo, benissimo. Ma da Bruxelles si leva un messaggio chiaro: lo zar (questa volta) non può e non deve vincere. Non si sa se l’accento su un possibile attacco chimico venga da precise informazioni dell’intelligence. Biden ha chiuso con un secco no comment. Mentre il britannico Boris Johnson ha tenuto a precisare che il loro impiego scatenerebbe un’ondata di “orrore viscerale» fra i leader e avrebbe «conseguenze catastrofiche» per lo stesso Putin. Il fatto però che proprio Mosca accusi l’Ucraina di ospitare «laboratori biologici» non butta bene, perché - si sottolinea - la Russia ha già dato prova di far leva sulla disinformazione per creare pretesti. Ancora. Il rischio delle armi chimiche, già inquietante, impallidisce davanti all’incubo nucleare. Eppure emerge anche quello. Comprensibile, visto che i propagandisti del Cremlino - compreso Vladimir Solovyov, con le ville sul lago di Como - in tv parlano di una Varsavia incenerita dalle bombe atomiche. Nato e Usa, temendo possibili «incidenti», hanno attivato dunque i loro meccanismi di minimizzazione dei rischi nucleari (e biologici) e si apprestano a fornire aiuti specifici (difensivi) all’Ucraina. L’appello accorato di Zelensky - comparso in videoconferenza a tutti i vertici - non è stato però accolto dai leader. Il presidente ucraino aveva chiesto una fornitura di armi offensive “illimitate», inclusi «tank e jet», ma ha ottenuto dagli alleati più sistemi anti-carro, anti-missili e droni. «La Nato - ha spiegato il segretario generale Jens Stoltenberg, prorogato nelle sue funzioni per un anno - fa quello che può ma è nostra responsabilità evitare che il conflitto si espanda, per questo non dislocheremo truppe in Ucraina». L’entità degli aiuti militari - al di là di quelli finanziari e umanitari - è comunque definito «significativo», benché non sia possibile conoscere i dettagli per «ovvie ragioni di sicurezza». Il presidente polacco Andrzej Duda, che prima dell’inizio del summit straordinario Nato ha ribadito la sua proposta di una missione di «peacekeeping», ha dovuto quindi fare i conti con la realtà. Detto questo, la guerra di Putin resta una doccia fredda. La nuova normalità - le bombe in Europa - ha rotto definitivamente le reticenze di chi non voleva aumentare la spesa per la difesa. I leader hanno allora deciso a Bruxelles di «investire» di più con l’obiettivo di finalizzare il percorso al summit di Madrid il prossimo giugno. «Putin non credeva nella nostra unità, ha ottenuto esattamente il contrario. Ho chiesto un summit straordinario perché dobbiamo continuare così: non facciamogli pensare che l’Europa fra un mese si possa spaccare», ha sottolineato Biden tradendo però una certa apprensione. Gli alleati intanto hanno calato il carico (che in verità sarebbe potuto essere anche più pesante). L’America ha inasprito le sanzioni, colpendo oltre 300 deputati della Duma, aziende legate alla macchina bellica, il capo della Sberbank, e nuove misure sulle transazioni in oro della Banca Centrale russa - misura evocata anche dal G7. L’Europa si è detta pronta a nuovi interventi, se necessario. Usa e Ue hanno poi stabilito la creazione di una task-force che vigili sulla corretta applicazione di quanto stabilito sinora, lanciando un chiaro segnale alla Cina: non aiuti Mosca ad aggirarle, né la sostenga. E la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha già fatto sapere che l’Ue sostituirà il gas naturale liquefatto russo con quello americano. Insomma, tutto sul tavolo pur di piegare lo zar. Cercando di evitare la Terza guerra mondiale.