Giovedì 19 Dicembre 2024

Mosca torna ad evocare le armi nucleari, Putin teme quelle chimiche

Edifici distrutti dagli attacchi a Kiev, nel distretto di Podolsk

«Ora Putin è con le spalle al muro» e le accuse che Kiev ha armi biologiche e chimiche sono un «chiaro segnale sta valutando di usarle entrambe nella guerra in Ucraina: ha già usato le armi chimiche in passato e dobbiamo state attenti a cosa succede». Joe Biden rilancia l’allarme alla vigilia della sua partenza per l’Europa, dove parteciperà a ben tre vertici (il G7, il summit della Nato e, autentica novità, il Consiglio europeo) prima di sbarcare venerdì in Polonia, con una missione che si presenta come una delle più importanti proiezioni della leadership americana, per mantenere unito e rendere ancora più efficace il fronte occidentale contro Mosca. Che stasera ha agitato di nuovo lo spettro di un conflitto nucleare. Con Biden ci sarà anche il capo del Pentagono Lloyd Austin, ma non Jen Psaki, positiva al Covid, a differenza del presidente che è risultato negativo e non è considerato un «contatto stretto» dopo aver incontrato ieri due volte la sua portavoce ma a distanza. A Bruxelles, come ha spiegato il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan in un briefing alla Casa Bianca, Biden annuncerà azioni comuni per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas russo. E, sempre d’intesa con gli alleati, nuove sanzioni e un inasprimento di quelle già in vigore. «I russi potranno prendere città e territori ma non riusciranno mai a soggiogare il popolo ucraino», ha ammonito Sullivan. Uno dei temi del vertice Nato sarà anche definire una risposta comune nel caso lo zar passi alle armi chimiche e biologiche (o peggio nucleari, come ha paventato stasera il portavoce del Cremlino Peskov, affermando che la Russia le utilizzerà se vedrà «la sua stessa esistenza minacciata»). Per qualche leader europeo dovrebbe essere una «linea rossa» ma il presidente americano resta cauto preferendo parlare di «conseguenze severe». «Putin non si aspettava l’ampiezza o la forza della nostra unità e, più è con le spalle al muro, più forte sarà la gravità delle tattiche che può impiegare», ha spiegato ai dirigenti delle grandi aziende americane, invitandoli a rafforzare le difese contro l’imminente rischio di un cyber attacco russo. «Ora Putin sta parlando delle nuove operazioni sotto falsa bandiera che sta preparando, compresa l’accusa che noi americani abbiamo armi biologiche e chimiche in Europa, una falsità», ha denunciato. Dall’altra parte dell’Atlantico anche Mosca ha respinto le accuse, definendole «insinuazioni malintenzionate». «Noi non abbiamo simili armi», ha replicato il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, in un’escalation che sta sfiorando la rottura dei rapporti diplomatici tra le due superpotenze. Il commander in chief ha elogiato anche la compattezza dell’Alleanza: «La Nato non è mai stata così forte o più unita nella sua storia, in gran parte grazie a Putin», ha assicurato, sottolineando implicitamente uno degli effetti boomerang dell’azione dello zar. Un’unità che si estende anche al Quad, l’alleanza strategica informale tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti, ma Biden non ha esitato a sottolineare “l’eccezione» dell’India con la sua risposta «traballante». Il presidente americano ha invece preso atto che Xi Jinping non si smuove dalla sua ambigua neutralità. E, come ha spiegato Sullivan, vuole assicurarsi che anche gli europei mandino un segnale chiaro a Pechino, in vista del vertice Ue-Cina in programma il primo aprile, anche se dopo il colloquio tra i due leader gli Usa non hanno visto forniture di armi cinesi a Mosca. Il focus principale dell’agenda del viaggio europeo di Biden resta comunque come alzare la risposta dell’Occidente per fermare Mosca. Sul tavolo ci sono varie opzioni, oltre alle sanzioni: aumentare le forniture militari difensive a Kiev, passare a quelle offensive (con rischio di un allargamento del conflitto) o l’embargo totale di gas e petrolio, su cui però c’è la contrarietà di Germania, Italia e altri per la loro forte dipendenza dalle forniture russe. I Paesi dell’est Europa spingono invece per una forza di pace internazionale da mandare in Ucraina nelle zone non occupate dai russi: proposta che la Nato e lo stesso Biden hanno finora bocciato.

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