Domenica 17 Novembre 2024

La guerra in Ucraina, il sindaco di Mariupol: «Cittadini deportati in remote città russe»

Manifestazione a Mariupol per chiedere alla Nato la «no fly zone»

Le sirene d’allarme antiaeree risuonano nella notte in quasi tutte le regioni dell’Ucraina, aprendo il venticinquesimo giorno della guerra scatenata dalla Russia ai confini dell’Ue e della Nato. Prima a Kiev e Leopoli, poi l’allerta è scattata anche negli oblast di Odessa, Kharkiv, Zaporizhzhia, Sumy, Mykolaiv, Ternopil, Poltava, Kirovograd, Ivano-Frankivsk, Dnipropetrovsk, Rivne, Volinia, Cherkasy, Zhytomyr e Vinnytsia. In un nuovo video-discorso notturno alla nazione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che il suo popolo sta «dimostrando di saper combattere in modo più professionale di un esercito». E ha attaccato «l'esercito russo e i suoi comandanti», che «si sono mostrati completamente come sono: incompetenti, in grado di spingere semplicemente il loro popolo al massacro». Zelensky, che ieri è tornato a chiedere un incontro diretto col presidente russo Vladimir Putin, oggi parlerà in video a Israele. Dalla città di Mariupol sotto assedio il sindaco Vadym Boichenko ha parlato ieri sera di migliaia di residenti «deportati» in remote città della Russia, «come fecero i nazisti durante la Seconda guerra mondiale». E le truppe russe stanotte avrebbero bloccato un convoglio di autobus che si dirigeva verso Mariupol per evacuare i residenti. «Fare questo a una città pacifica, quello che hanno fatto gli occupanti, è una cosa terribile che sarà ricordata per i secoli a venire», ha commentato Zelensky. Da parte sua, Mosca informa intanto che i militari russi hanno consegnato più di 75 tonnellate di aiuti umanitari a Kherson. «I camion, accompagnati da personale militare russo, hanno portato il nuovo carico di aiuti nella capitale regionale per gli abitanti della città e degli insediamenti vicini», ha detto il ministero della Difesa russo specificando che l'esercito russo ha fornito «kit alimentari a tutti i bisognosi». Settantuno bambini sono stati fatti evacuare verso destinazioni estere dall’orfanotrofio della città ucraina di Sumy. Il sindaco Dmytro Zhyvytskyi ha affermato che i bimbi, molti dei quali affetti da problemi di salute, si sono dovuti rifugiare negli scantinati per due settimane prima di poter essere fatti partire. Un gruppo di 19 minorenni per lo più orfani sarebbe invece bloccato in un ospedale di Mariupol: si tratta di bimbi e adolescenti tra i 4 e i 17 anni ricoverati per malattie polmonari prima dello scoppio dell’offensiva russa. All’Ucraina è arrivato stamani nuovo supporto internazionale, dall’Australia. Il ministro degli Esteri, Marise Payne, ha annunciato che il Paese donerà a Kiev almeno 70.000 tonnellate di carbone termico per garantire la sicurezza energetica dell’Ucraina. Ai profughi che arriveranno in Australia sarà concesso un visto di tre anni, che consentirà loro di ottenere l’assicurazione sanitaria e permessi di lavoro. Bloccato infine l’export in Russia di materie prime per la produzione di alluminio: una misura che «avrà un grande impatto sulle industrie degli armamenti della Russia», secondo la Payne. Continua a non schierarsi apertamente invece la Cina. Il ministro degli Esteri, Wang Yi, ha affermato oggi che «il tempo dimostrerà che la posizione» di Pechino «è dalla parte giusta della storia» sulla guerra in Ucraina. «La Cina continuerà a formulare giudizi indipendenti basati sul merito della questione e in un atteggiamento obiettivo ed equo. Non accetteremo mai alcuna coercizione e pressione esterna e ci opponiamo anche a qualsiasi accusa e sospetto infondati contro» il nostro Paese, ha detto il ministro cinese.

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