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La tragica attesa di Kiev per l'attacco russo, 400 ostaggi a Mariupol

Mariupol

Nel ventesimo giorno di guerra, dopo 800 missili piovuti sull’Ucraina, centinaia di vittime civili e tre milioni di rifugiati, l’assedio a Kiev si fa sempre più drammatico, spingendo le autorità ucraine a dichiarare un nuovo coprifuoco totale di 36 ore, fino alla mattina di giovedì. Il timore che le truppe russe stiano preparando l’assalto decisivo, dopo giorni di lento avvicinamento delle colonne di blindati, si fa sempre più forte. Anche perché sulla capitale continuano a piovere bombe. La scorsa notte, l’artiglieria pesante ha ripetutamente colpito la città. Un raid su un edificio residenziale di cinque piani ha provocato almeno 5 morti nel quartiere di Sviatoshyn, nella parte occidentale, causando un vasto incendio. Sulla strada per Irpin, a nord-ovest di Kiev, sono rimasti uccisi altri due reporter, il cameraman irlandese di Fox Pierre Zakrewski e la producer locale Alexandra Kuvshinova, mentre il corrispondente britannico Benjamin Hall è rimasto ferito.

Il coprifuoco anche per scongiurare sabotaggi

Il coprifuoco punta anche a scongiurare possibili sabotaggi, uno spauracchio alimentato dalla propaganda nemica. Come dimostra il bluff del leader ceceno Ramzan Kadyrov, che nelle scorse ore aveva affermato di trovarsi nei pressi di Kiev per partecipare all’offensiva, minacciando blitz omicidi, ma oggi è rispuntato a Grozny, dove ha incontrato il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Nikolai Patrushev, fedelissimo del presidente Vladimir Putin.
Nel resto dell’Ucraina il fronte più caldo resta quello della fascia meridionale tra il Donbass e la Crimea, obiettivo strategico di Mosca per saldare i territori già sotto il suo controllo.

I russi conquistano Berdiansk, sul mar d’Azov

I russi hanno rivendicato stasera la conquista della località portuale di Berdiansk, sul mar d’Azov, centomila abitanti a un’ottantina di chilometri a ovest di Mariupol, che resta sotto un feroce assedio. Dopo le prime evacuazioni di ieri lungo i corridoi umanitari, oggi oltre quattromila auto e 20.000 persone sono riuscite a lasciare la città. Ma al suo interno restano bloccate 350.000 persone. Il vicesindaco Serghei Orlov ha riferito di almeno cento bombe cadute nelle scorse 24 ore e denunciato che nell’ospedale regionale per la terapia intensiva, finito in mani russe, circa 400 persone, tra pazienti e personale, sono tenute in ostaggio, insieme ad alcuni abitanti della zona. I soldati sparerebbero all’interno del nosocomio, impedendo a chiunque di uscire, e alcuni che hanno tentato la fuga sarebbero stati feriti. «Non si può lasciare l’ospedale - ha raccontato un medico -. Ci sono sparatorie e bombardamenti. Restiamo nella cantina. Nessuna macchina può avvicinarsi all’ospedale». Una strategia del terrore e del caos che testimonia l’emergenza in città.

Sale a 19 il numero delle vittime nel raid a Rivne

Il numero delle vittime continua a crescere in tutto il Paese. Dopo 24 ore di ricerche, è salito a 19 il bilancio dei morti del raid russo contro una torre della televisione nella città nord occidentale di Rivne. Almeno 4 persone sono rimaste uccise in bombardamenti su Rubezhnoye, nella regione di Lugansk, che hanno colpito e distrutto un collegio per non vedenti, un ospedale cittadino, tre scuole e altre strutture militari. Colpito anche l’aeroporto della città sudorientale di Dnipro, lungo il fiume omonimo, che ha subito una «distruzione massiccia» dopo due bombardamenti nella notte.
Con il passare dei giorni, cresce anche la conta dei danni. Kharkiv, la seconda città ucraina nell’est vicino al confine russo, dall’inizio dell’invasione oggetto del martellamento degli assedianti, continua a essere sotto attacco, con 65 raid segnalati in 24 ore. Gli edifici residenziali distrutti sono almeno 600, oltre a una cinquantina di scuole e diverse strutture sanitarie, compresi reparti di maternità. E solo oggi altre sette persone sono state trovate senza vita sotto le macerie.

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