Colpita da più fronti, tra raid senza tregua e tattiche d’assedio per stremare la popolazione, l’Ucraina ha vissuto un altro giorno di guerra con un’apprensione crescente per la sua capitale. Mentre le immagini satellitari mostrano l’avanzata dei carri armati russi fino a 25 km dal centro di Kiev, nuovi pesanti attacchi missilistici hanno distrutto una base aerea nei pressi di Vasylkiv, una trentina di chilometri a sud-ovest della città. «I russi possono prendere Kiev solo se la radono al suolo», ha commentato come sempre orgoglioso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una conferenza stampa, facendosi vedere ancora una volta al posto di comando nel cuore della capitale. Ma le sirene d’allarme non smettono di suonare, preludio dell’ennesima notte di bombardamenti. L’offensiva di Mosca prosegue in tutto il Paese. Raid si segnalano a Dnipro, terza città dell’Ucraina sul fiume omonimo, dove secondo il sindaco i sistemi di difesa aerea hanno però respinto un attacco dal cielo nelle prime ore del mattino. Colpita anche Kropyvnytskyi, nel centro.
Mariupol è allo stremo
Il fronte più caldo resta quello di Mariupol, che i russi già ieri avevano annunciato di aver completamente circondato. I bombardamenti sono proseguiti anche oggi, sfiorando anche una moschea dove si erano rifugiati un’ottantina di civili, tra cui molte donne e bambini e numerosi cittadini turchi in attesa di evacuazione. Secondo il presidente dell’associazione che la gestisce, Ismail Hacioglu, l’area circostante è finita sotto tiro, con una bomba caduta a 700 metri dall’edifico. Gli assedianti occupano in particolare la periferia est della città portuale, strategica perché in grado di saldare i territori controllati da Mosca e dalle milizie sue alleate nel Donbass e in Crimea. E a Kherson, altro centro a nord della penisola annessa alla Russia nel 2014, gli invasori che ne hanno ormai preso il controllo starebbero preparando uno ‘pseudo-referendum’ plebiscitario per dar vita a una nuova repubblica separatista come quelle di Donetsk e Lugansk, frammentando ulteriormente l’integrità dell’Ucraina. Una settantina di chilometri più a nord, in direzione di Odessa, si intensificano gli attacchi anche su Mykolaiv, altro centro strategico, dove i raid hanno danneggiato un ospedale per la cura di malati oncologici e alcuni edifici residenziali, senza provocare vittime. A metà strada tra Mariupol e Kherson, con l’offensiva che punta a prendere il controllo dell’intera fascia costiera sul mar d’Azov, è caduta ormai in mano russa anche Melitopol, dopo il sequestro ieri del sindaco Ivan Fedorov. Ma la popolazione è scesa oggi in piazza, sfidando le armi per chiederne la liberazione: una piccola ma fortemente simbolica manifestazione, lodata anche da Zelensky come segno di «resistenza», che è però costata cara all’organizzatrice, l’attivista Olga Gaisumova, anche lei sequestrata da agenti nemici.
La centrale di Zaporizhzhia è in mano ai russi
Dopo l’assalto dei giorni scorsi, sotto controllo di fatto di Mosca è ormai anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. Nel sito, la società statale russa per l’energia atomica, Rosatom, ha inviato i suoi ingegneri per verificare la situazione. Le attività ordinarie, sottolinea Mosca, continuano a essere svolte dallo staff ucraino, ai quali però è stato detto che «l’impianto non appartiene più all’Ucraina e che d’ora in poi dovrà operare sotto il controllo russo». Mentre le evacuazioni di civili avanzano con il contagocce, tra accuse reciproche di boicottaggio, e Kiev denuncia l’uccisione di 7 civili in fuga da Kiev, tra cui un bambino, il bilancio del conflitto si fa sempre più drammatico. Zelensky ha confermato oggi la morte di circa 1.300 soldati ucraini in 17 giorni di attacchi, rivendicando però la cattura di 500-600 nemici.