Domenica 22 Dicembre 2024

Falliti i negoziati Mosca-Kiev in Turchia, la guerra di Putin continua

Sergei Lavrov e Ararat Mirzoyan

Nessuna tregua, la guerra di Putin continua. Il tanto atteso incontro in Turchia tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, Serghei Lavrov e Dmytro Kuleba, primo abboccamento diplomatico ad alto livello dall’inizio dell’invasione, si esaurisce in un muro contro muro. Non ci sarà per il momento alcun cessate il fuoco, anzi continuano le accuse reciproche di brutalità nel conflitto, e una soluzione diplomatica resta difficile da immaginare. Ma dietro le quinte qualcosa potrebbe essersi smosso, facendo intravedere timidi spiragli di un futuro incontro al vertice - “l’unica via d’uscita», secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky -, quando forse la situazione militare sul terreno sarà più vicina ai veri obiettivi di Mosca, che intanto ha deciso di lasciare anche il Consiglio d’Europa. Anche perché, nel braccio di ferro sulle sanzioni, il capo del Cremlino non accenna passi indietro e avverte che le conseguenze della guerra economica alla Russia sono destinate a ripercuotersi sull’Occidente. Ad Antalya, i capi delle due diplomazie si sono seduti uno di fronte all’altro, al loro fianco uno dei rispettivi negoziatori in Bielorussia, a segnare la continuità con il percorso negoziale tracciato finora. Ma per chi sperava in una svolta, le dichiarazioni finali sono state una doccia fredda. «Abbiamo avuto la conferma che non abbiamo alternative. Coloro che riempiono l’Ucraina di armi devono capire che sono responsabili delle proprie azioni», ha detto Lavrov, sottolineando di non voler «sostituire o svalutare» i colloqui sul terreno. Dal canto suo, Kuleba ha criticato lo stallo sul piano umanitario, provando a pungere il collega nell’orgoglio. «Sul cessate il fuoco di 24 ore non abbiamo fatto progressi, sembra che ci siano altre persone che decidono su questo in Russia», ha attaccato il ministro ucraino, lamentando il nulla di fatto sui corridoi umanitari per Mariupol sotto assedio. Lo spiraglio arriva invece dalle parole del mediatore, il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu. «Serviva un inizio e, se continuiamo su questa strada, insieme possiamo raggiungere un risultato», ha auspicato, promettendo di lavorare per un incontro al vertice: «Kuleba ha detto che il presidente Zelensky era pronto per questo» e Lavrov «che il presidente Putin non era contrario in linea di principio». La via dei negoziati resta però molto lunga - si attende ora un quarto round in Bielorussia -, come conferma la pioggia di bombe che continua a cadere sull’Ucraina e lascia presagire anche la grande fuga da Kiev, abbandonata in 15 giorni di guerra da metà della popolazione, secondo il sindaco Vitalij Klitschko. “Con il cancelliere Scholz abbiamo parlato oggi di nuovo con Putin per ottenere un cessate il fuoco» in Ucraina «e un’uscita conflitto che può essere politica. Lo dico ai francesi, sono preoccupato, pessimista, non vedo un cessate il fuoco nei prossimi giorni», ha avvertito il presidente francese, Emmanuel Macron. «A breve termine - ha aggiunto - non vedo soluzioni diplomatiche, ma ci spero e continueremo a insistere». Da Mosca, intanto, Putin torna all’attacco, tradendo gli effetti sempre più pesanti dell’isolamento internazionale e delle sanzioni, che stanno mettendo in ginocchio l’economia russa. Ma spingerla verso il baratro, ha minacciato il leader del Cremlino, avrà costi molti alti per il resto del mondo. A partire da un boom dell’inflazione spinta anche dall’alimentare. “La Russia e la Bielorussia - ha sottolineato in videoconferenza con i suoi ministri - sono tra i più grandi fornitori di fertilizzanti minerali nei mercati mondiali. Se continuano a creare problemi con i finanziamenti, le assicurazioni, la logistica, la consegna dei nostri prodotti, allora i prezzi, che sono già esorbitanti, cresceranno ancora». Anche sull’altro fronte caldo, quello dei prezzi dell’energia, lo zar ha rispedito al mittente le accuse di speculazioni, assicurando che Mosca sta mantenendo tutti i suoi impegni sulle forniture, comprese quelle attraverso l’Ucraina. E mentre minaccia azioni «decise» contro le aziende straniere che stanno lasciando la Russia, Putin rilancia la sua sfida agli equilibri mondiali. «Troveremo una soluzione a tutti i problemi - ha detto - insieme ai nostri partner che non riconoscono le sanzioni».

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