Sabato 21 Dicembre 2024

Speranze di pace: confermato l'incontro in Turchia fra Russia e Ucraina

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov

Dopo le tensioni di ieri, uno spiraglio sul fronte dei negoziati: i ministri degli Esteri russo e ucraino si «incontreranno davvero» ad Antalya, in Turchia.

La dichiarazione da Mosca

«Noi pensiamo che dal momento che l’Ucraina l’ha confermato, l'incontro si terrà davvero, in particolare perché è stato organizzato dalla Turchia che ospita l’evento (il Forum diplomatico di Antalya, ndr) a margine del quale è previsto che si tenga l’incontro», dichiara la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Tass, alla vigilia del previsto incontro ad Antalya tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l’omologo ucraino Dmitry Kuleba. Zakharova spiega quindi che la Russia si sta preparando per i colloqui, ma senza necessità di affrettare le cose e precisa che il volo di Lavrov per Antalya è programmato per oggi.

Aperto il corridoio per le evacuazioni

Intanto, il corridoio per consentire l’evacuazione dei civili dalla città ucraina di Sumy, nel nordest del Paese, rimarrà aperto anche oggi, come assicura il governatore della regione, Dmytro Zhyvytskyy, con un messaggio sui social. «Amici! Il team negoziale ha lavorato tutta la notte e oggi ha esteso l'operazione nel corridoio umanitario da Sumy a Poltava», scrive Zhyvytskyy, aggiungendo che il corridoio sarà aperto dalle 9 alle 21 (ora locale dalle 8 alle 20 in Italia). I cittadini, spiega il governatore, potranno usare i loro mezzi per raggiungere Poltava (cittadina a 175 km a sud di Sumy). Ma nel primo pomeriggio si potrà contare su 22 autobus che sono stati utilizzati anche ieri per le evacuazioni.

Le tensioni sul fronte economico

Sul fronte economico, le sanzioni imposte alla Russia e criticate dalla Cina («Sono dannose per tutti»), cominciano ad avere effetti negativi anche su altre economie. A lanciare l'allarme è il vicepresidente della Banca mondiale (Bm) per il Medio Oriente e Regione del Nord Africa, Férid Belhaj, secondo il quale diverse economie della regione Mena, tra cui la Tunisia, saranno «materialmente colpite» dalla guerra in Ucraina, poiché continuano a dipendere dalle importazioni di generi alimentari, in particolare grano e mais. La crisi in corso, spiega, è «destinata ad interrompere le catene di approvvigionamento di grano e prodotti semi oleosi, aumentare i prezzi dei generi alimentari e dei costi di produzione interna in agricoltura» con grave danno per «i più poveri e vulnerabili, che dipendono dall’agricoltura per il loro reddito».

I mercati

E sui mercati internazionali la situazione non va meglio. La Borsa di Tokyo perde slancio sul finale di seduta e fallisce il tentativo di recupero dai minimi in 16 mesi, con gli investitori che guardano alle ripercussioni del conflitto in Ucraina sulla crescita globale e le aspettative di un progressivo rialzo dei costi per l’approvvigionamento delle risorse energetiche. L'indice di riferimento Nikkei mette a segno un calo dello 0,30%, a quota 24.717,53 e una perdita di 73 punti. Sul mercato valutario lo yen si indebolisce a 116,70 sul dollaro e a 126,40 sull'euro. Intanto, la tensione in Ucraina resta alta. Tiene ancora banco la scelta della Polonia, rifiutata dagli Usa, di mettere a disposizione degli americani i Mig-29 per poi girarli all’ Ucraina, mentre i russi annunciano di aver preso il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Le 240 persone responsabili della sicurezza dell’impianto avrebbero deposto le armi.

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