In fuga dall’inferno della guerra: i cremonesi Federico Telò ed Elisa Manfredini, missionari del Cammino Neocatecumenale, insieme ai loro nove figli (e in attesa del decimo), sono riusciti a scappare da Kiev a bordo del loro pullmino, insieme ad altre migliaia di civili in fuga, per poi dirigersi verso la frontiera con la Polonia. Varcata la frontiera, passati dalla Repubblica Ceca, ora si trovano in Austria, ospiti di una famiglia di amici.
«Mercoledì sera - racconta Telò in un messaggio vocale riportato dal sito della Diocesi di Cremona - abbiamo avuto un incontro con la comunità, le notizie parlavano di ammassamento delle truppe ai confini, di un aereo russo in volo nello spazio ucraino, della richiesta di aiuto delle repubbliche autoproclamate, dell’attacco informatico alla protezione antiaerea».
«Da due settimane vivevamo con le valige pronte»
Così l’inevitabile decisione: quella di partire e lasciare il più rapidamente possibile l’Ucraina. «Mi sono alzato alle 5.30 per andare al lavoro, una forte esplosione ha fatto tremare il palazzo. Si sono svegliate anche mia moglie e una delle nostre figlie. Da due settimane ormai stavamo vivendo con le valigie pronte. Ogni bimbo aveva pronto uno zainetto con due felpe e un cambio di jeans. Avevamo preparato i soldi, i documenti e il pieno della macchina. Speravamo non servissero, che si trattasse solo di allarmismi. Abbiamo vissuto nella normalità fino a due settimane fa e noi siamo rimasti finché la situazione non è precipitata».
«Scene che non dimenticheremo mai»
Con Kiev in guerra: «Scene che non dimenticheremo: file di macchine, un fiume di persone con le valigie che se ne andavano a piedi, benzinai e bancomat presi d’assalto». «Il popolo ucraino vive in guerra da 8 anni - spiega Telò - ed è abituato a non fermarsi agli eventi che capitano. Sanno di non avere il potere di fermare questi avvenimenti, che fanno parte di interessi più grandi. Vanno avanti a vivere. E anche noi, come famiglia missionaria, avevamo scelto di restare sul territorio finché fosse stato possibile». A Kiev i missionari cremonesi hanno lasciato colleghi, amici e conoscenti: «Preghiamo per loro, consapevoli che gli ucraini daranno la vita per difendere la loro terra e l’indipendenza che tanto duramente hanno conquistato».L’ultima immagine che l’Ucraina ha consegnato ai missionari cremonesi, raccontata sul sito della Diocesi, è la più dolorosa: «All’improvviso è arrivato l’ordine di non far più uscire dal Paese gli uomini abili alle armi. Abbiamo visto macchine tornare indietro, verso la guerra. E famiglie separarsi tra le lacrime: mamme, figlie e nonne se ne andavano verso l’Europa, mentre i mariti tornavano per combattere».
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