Da moderno condottiero si mostra in tuta mimetica, accanto al suo esercito, pronto a guidare la resistenza contro l’invasore russo. In trincea e sui social, il presidente ucraino che Vladimir Putin vuole vedere morto ci mette la faccia, e a chi lo dà per fuggitivo replica piccato: «Non scapperò mai». Archiviato un passato da attore comico, Volodymyr Zelensky si dimostra agli occhi del suo popolo uomo e politico capace di lottare e contrastare l’avanzata russa, intessendo rapporti istituzionali e diplomatici con i vertici di mezzo mondo. Al termine della prima notte di combattimenti alle porte di Kiev si presenta sui social con uno dei suoi tanti video pubblicati su Twitter o Telegram. «Non credete alle fake news, sono ancora qui», dice rivolgendosi ai connazionali. Ostenta sicurezza e invita all’unità, aggiornando di ora in ora su ciò che sta accadendo nel Paese. E all’offerta statunitense di evacuarlo dalla capitale ucraina, replica: «La battaglia è qui. Mi servono munizioni, non un passaggio».
Dai collegamenti dalle sedi istituzionali ai video in strada, accanto ai combattenti, Zelensky fa un uso massiccio e costante dei social tanto quanto, ma meglio, faceva a suo tempo l’allora presidente statunitense Donald Trump. Contemporaneamente mantiene i contatti con i leader non solo europei ma di tutto il mondo, cercando il sostegno per continuare la resistenza. E, quando si sparge la voce di una sua fuga, si presenta di corsa davanti al telefonino per tranquillizzare tutti: «Sono qui e continuerò a combattere». «Gli occupanti volevano bloccare il centro del nostro Stato e mettere i loro burattini qui come a Donetsk. Abbiamo infranto i loro piani», racconta subito dopo la prima notte di combattimenti a pochi chilometri da Kiev. «I nostri militari, la nostra guardia nazionale, la nostra polizia nazionale, la nostra difesa territoriale, il servizio speciale, i cittadini ucraini, per favore continuate - l’appello alla nazione -. Vinceremo. Gloria all’Ucraina».
Subito dopo sente la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen, il premier italiano Mario Draghi - col quale ricuce lo strappo di ieri - e il presidente indiano Ram Nath Kovind, al quale racconta di «100 mila invasori sulla nostra terra». La giornata di quello che in molti ormai considerano «un eroe nazionale» è costellata poi da numerosi altri appuntamenti diplomatici, tra cui quello con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres che ha assicurato a Zelensky di «rafforzare l’assistenza umanitaria al popolo ucraino». Poi anche la telefonata di Papa Francesco che ha espresso «il suo più profondo dolore per i tragici eventi che stanno avvenendo» in Ucraina. Immediato il messaggio di ringraziamento, condiviso - come tutti - sui social network. «Grazie a Papa Francesco per le preghiere per la pace e il cessate il fuoco in Ucraina - scrive -. Il popolo ucraino sente il sostegno spirituale di sua Santità». Poi, al calare del sole, il presidente torna al fianco dei miliziani per un’altra notte di combattimenti, per dimostrarsi ancora il loro condottiero.
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