«Si prende una prima decisione sbagliata. Se ne prende una seconda. E poi accade che, senza volerlo, chi ha la responsabilità diventi complice del colpevole». Questo meccanismo, spiegato da Ulrich Wastl, uno dei legali che hanno presentato oggi il rapporto sui casi di pedofilia nell’arcidiocesi di Monaco, tocca il cuore dell’istituzione ecclesiastica, perché riguarda anche il papa Emerito Benedetto XVI.
Duemila pagine di perizie individuano 497 vittime
In oltre 2.000 pagine di perizie, che individuano 497 vittime di abusi sessuali fra il 1945 e il 2019, da parte di preti e religiosi pedofili, si affronta infatti la spinosa questione dell’occultamento. E Joseph Ratzinger, il pontefice che diede le dimissioni nel febbraio 2013, e che fu arcivescovo di Monaco dal 1977 al 1982, viene accusato di «comportamenti erronei in quattro casi». Fra i responsabili di mancato intervento ci sono anche l’ex cardinale Friedrich Wetter, i cui errori vengono rilevati in 21 casi, e Reinhard Marx (di cui i legali hanno fra l’altro deplorato l’assenza) che ha sbagliato in due vicende del 2008.
Nel rapporto indicati 235 colpevoli di abusi, tra cui preti e diaconi
Nel rapporto si parla di 235 colpevoli di abusi, fra cui 173 preti e 9 diaconi. Le vittime erano principalmente bambini e adolescenti di sesso maschile, il 60% dei quali in età fra gli 8 e i 14 anni. Dati che raccontano però soltanto quello che è emerso: si ritiene che il fenomeno fosse molto più esteso.
Ratzinger respinge ogni addebito
Ratzinger, che ha respinto le accuse, ha fatto sapere di non aver ancora ricevuto il rapporto, e per lui si è espresso il segretario generale particolare Georg Gaenswein: «Nei prossimi giorni esaminerà con la necessaria attenzione il testo. Il Papa emerito, come ha già più volte ripetuto durante gli anni del suo pontificato, esprime il turbamento e la vergogna per gli abusi sui minori commessi dai chierici, e manifesta la sua personale vicinanza e la sua preghiera per tutte le vittime, alcune delle quali ha incontrato in occasione dei suoi viaggi apostolici». Anche il portavoce vaticano Matteo Bruni ha detto che la Santa Sede valuterà e darà «la giusta attenzione al documento, di cui al momento non conosce il contenuto». Aggiunge che, «nel reiterare il senso di vergogna e il rimorso per gli abusi sui minori commessi da chierici, la Santa Sede assicura vicinanza a tutte le vittime».
Il cardinale Max: «Sono scosso e mortificato»
«Sono scosso e mortificato», ha affermato invece in una nota il cardinale Marx. «Come ho sempre detto come arcivescovo della diocesi mi sento corresponsabile per l’istituzione della chiesa. E come arcivescovo in carica, in nome dell’arcidiocesi, chiedo scusa per la sofferenza che le persone hanno subito nell’ambito della chiesa negli scorsi decenni», ha aggiunto. «La crisi degli abusi è e resta una profonda scossa per la chiesa». Alle domande dei giornalisti risponderà nei prossimi giorni.
Il caso eclatante del cosiddetto Prete X
Il caso più eclatante è certamente quello che i legali Westpfal-Spliker-Wastl riferiscono parlando del prete X: l’allora cardinale sapeva dei suoi abusi e non prese provvedimenti. Ratzinger, dal canto suo, ha respinto tutte le accuse, in una dichiarazione firmata di suo pugno di 82 pagine. A complicare le cose c’è però una sua vecchia dichiarazione, che oggi è stata pubblicamente smentita. In passato l’ex pontefice aveva infatti sostenuto «di essere stato assente alla seduta ordinaria del 15 gennaio 1980, dove si decise di prendere nell’arcidiocesi di Monaco un prete già accusato di abusi», a cui fu affidata poi la cura delle anime, ha spiegato Wastl, e che continuò nei suoi comportamenti. È il «caso x». «Con nostra sorpresa papa Benedetto ha affermato di non essere stato presente. E lo ha sostenuto anche in modo apodittico, senza lasciar pensare a dubbi di memoria», l’aggiunta. «Dal protocollo della seduta risulta che non fosse assente. Riteniamo dunque le sue dichiarazioni poco credibili», la conclusione. Il caso X è quello che più salta agli occhi, ma il meccanismo dell’occultamento è simile ad altri: «ci si chiede come sia stato possibile che un prete già individuato sia stato sempre di nuovo spostato, senza che si prendessero delle misure a suo carico». «Forse lo si è fatto per proteggere l’istituzione ecclesiastica», ha rimarcato il legale, ma per il futuro il consiglio è di affidarsi almeno a un comitato esterno per la valutazione di eventuali nuovi comportamenti pedofili nel clero. Anche perchè la pedofilia non fa parte del passato della chiesa, nella conclusione amara del «bilancio del l’orrore».