I grandi felini negli zoo sono a rischio di contrarre il Covid-19 da chi si occupa di loro: lo dice uno studio sudafricano pubblicato sul giornale ’Viruses’. Ricercatori guidati da scienziati dell’Università di Pretoria hanno trovato tre leoni e due puma positivi al coronavirus, con indizi che rimandano alla positività degli esseri umani con cui sono stati a contatto, alcuni dei quali asintomatici.
Tale fenomeno «rappresenta un rischio per i grandi felini in cattività», dicono gli autori dello studio, avviato dopo che tre leoni di uno zoo privato di Johannesburg si sono ammalati lo scorso anno con difficoltà respiratorie, naso gocciolante e tosse secca. Uno dei tre ha sviluppato anche la polmonite, mentre gli altri due sono guariti dopo sintomi più lievi.
Vista la similitudine con i sintomi degli esseri umani che contraggono Covid-19, gli animali sono stati sottoposti a tampone, risultando positivi. Per risalire alla fonte del contagio, 12 lavoratori dello zoo in contatto diretto o indiretto con i grandi felini sono stati analogamente sottoposti a test, e cinque di loro sono risultati positivi.
Il sequenziamento del genoma ha rivelato la variante Delta, che l’anno scorso circolava in Sudafrica. L’anno precedente, due puma che hanno mostrato segni di anoressia, diarrea e gocciolamento nasale sono pure risultati positivi al Covid. Curati, gli animali sono guariti dopo tre settimane, ma il materiale virale raccolto si è rivelato insufficiente per determinare la variante responsabile del loro contagio.
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