Si profila un imbarazzante processo pubblico in Usa, sotto i riflettori dei media di tutto il mondo, per il principe Andrea. Con incalcolabili danni di immagine per la Casa reale britannica. Il giudice di New York Lewis Kaplan ha infatti respinto la sua richiesta di archiviare la causa civile intentata dalla 38enne Virginia Giuffre, che lo accusa di averla sessualmente abusata tre volte nel 2001, quando a 17 anni gli fu presentata e offerta dal defunto finanziere Jeffrey Esptein e dalla sua fidanzata Ghislaine Maxwell. La donna ha espresso il suo plauso per la decisione mentre i suoi legali hanno sottolineato che ora «è impaziente di avere una determinazione giuridica nel merito delle accuse».
La difesa del duca di York aveva sostenuto che il principe è protetto dall’accordo del 2009 tra Epstein e Giuffre in cui la donna rinunciava in cambio di 500 mila dollari al suo diritto di denunciare anche altri «potenziali imputati». Secondo i legali della Giuffre invece, il reale non è «coperto» da quell’intesa perché non lo cita e perché «non ne aveva neppure conoscenza nel 2009». Per il giudice si tratta di un accordo «pieno di problemi di redazione e di ambiguità», specialmente sul significato di “potenziali» imputati, come dimostra il fatto che «le parti hanno articolato almeno due interpretazioni ragionevoli del suo linguaggio decisivo». Per questo l’istanza di archiviazione deve essere «respinta sotto ogni aspetto», come conclude nelle sue 43 pagine di motivazioni. Se saranno negate anche le altre istanze, il dibattimento potrebbe tenersi tra settembre e dicembre di quest’anno, diventando uno dei casi del secolo, con una tesa e imbarazzante cross-examination tra il reale e la sua accusatrice. Senza escludere la citazione di eventuali testi di Buckingham Palace, come i figli del duca. Difficile immaginare che la famiglia reale voglia assistere a questo show. Tanto che girano già voci sui media di un possibile accordo extragiudiziario, che tuttavia lascerebbe irrisolto il problema delle accuse.
Del resto non sembrano esserci molte scelte per il principe, l’ex playboy e soldato coraggioso che appare oggi come un paria, emarginato dalla vita di corte, con il rischio di vedersi revocato anche il titolo e di dover rinunciare ai gradi militari. La mamma sovrana inoltre non ha nessuna intenzione di pagare (a carico del contribuente) le spese per il processo, costringendo il duca a valutare la vendita del suo chalet in Svizzera da 20 milioni di euro per far fronte agli onorari degli avvocati e forse ad un potenziale risarcimento.
Tutta colpa della sua amicizia pericolosa con Epstein e Maxwell, che lo aveva già messo in difficoltà dopo l’arresto del finanziere, suicidatosi in cella mentre attendeva il processo per traffico sessuale di minorenni. Reato per il quale è stata recentemente giudicata colpevole la sua ex fidanzata, accusata di reclutare e manipolare le vittime, come racconta in modo agghiacciante anche una serie ben documentata su Netflix (Jeffrey Epstein: Filthy Rich). Furono loro a presentargli la Giuffre nel 2001, andando tutti insieme al Tramp nightclub di Londra, dove Maxwell le disse - secondo la versione dell’accusatrice - che doveva «fare per Andrea quello che facevo per Jeffrey», prima di venire abusata da lui nella casa della socialite britannica a Belgravia. Giuffre ricorda che quella sera al nightclub il principe ballava sudandole copiosamente addosso. In una rovinosa intervista alla Bbc il duca ha negato, non ricordando di averla incontrata e fornendo due alibi: il primo è che nel tardo pomeriggio accompagnò la figlia Beatrice ad un pizza party e poi tornò a casa restandoci tutta la notte con i figli; il secondo che non è in grado di sudare per una overdose di adrenalina quando fu ferito nella guerra delle Falklands. Tutte circostanze che la difesa della Giuffre ha chiesto di documentare. I legali del reale invece, tra le ultime carta da giocare, hanno il difetto di giurisdizione, sostenendo che la donna non è cittadina americana perché vive da tempo in Australia.
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