L’Europa punta sul salario minimo, dopo il sì del Parlamento europeo arriva anche il via libera dei 27 ministri del lavoro dell’Ue all’avvio dei negoziati sulla direttiva che mira a garantire a tutti i lavoratori dell'Unione un salario minimo equo e adeguato.
«Ci troviamo di fronte a una tappa decisiva per la realizzazione di un'Europa sociale», sono le parole con cui il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha commentato l'accordo al quale si sono opposte solo Danimarca e Ungheria. Si aprono dunque le trattative sul testo votato dal Parlamento europeo alla scorsa plenaria. Testo che propone agli Stati membri due possibilità per raggiungere l’obiettivo: l’adeguamento del salario minimo attuale, che esiste già in tutti Paesi Ue tranne Austria, Paesi scandinavi e Italia, o l’estensione della contrattazione collettiva ad una cifra superiore al 80% dei lavoratori. La soglia minima fissata dalla proposta ratificata dal Parlamento Ue fissa la soglia minima del salario ad almeno la metà della paga media lorda. Non c'è quindi una soglia minima fissa e, anche per questo, i promotori della proposta mirano ad ulteriori progressi del testo, con l'obiettivo di limare le differenze salariali che segnano l'Unione. Tra le misure previste, non a caso figurano anche quelle contro il dumping salariale.
L’apertura dei negoziati è «un’ottima notizia ma rimangono necessari miglioramenti sia sui criteri per l'adeguatezza dei salari minimi di legge che sul livello di ambizione per la contrattazione collettiva», ha sottolineato la relatrice del testo a Strasburgo, l’eurodeputata olandese dei Socialisti e democratici Agnes Jongerius. Secondo l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Daniela Rondinelli, «l’Unione europea deve affrettarsi nel dare una risposta chiara e forte ai lavoratori sottopagati, e in particolare ai giovani».
Soddisfatti anche gli eurodeputati del Partito democratico, secondo i quali «si tratta di un passo fondamentale verso la costruzione dell'Europa sociale per la quale stiamo lavorando», ha spiegato Pierfrancesco Majorino. E l'esponente di S&D ha sottolineato anche come sia «la prima volta si pone a livello europeo la questione fondamentale del potere d'acquisto dei salari».
Qualche preoccupazione arriva invece dalla Lega: «Condividiamo l'obiettivo di favorire una convergenza verso l'alto delle retribuzioni minime, ma la definizione di un salario minimo europeo è vietata dai trattati ed è prerogativa degli Stati membri», è l'avvertimento lanciato dall’eurodeputata del Carroccio Elena Lizzi. Preoccupazioni condivise anche dagli eurodeputati Sofo e Rizzetto di Fratelli d’Italia secondo cui «sarà importante che l’adeguamento del salario minimo vada di pari passo con il problema del cuneo fiscale e in generale del costo elevato del lavoro a carico delle imprese». Sia Fdi che Lega, tuttavia, in occasione del voto a Strasburgo hanno dato il proprio placet all'apertura dei negoziati. Negoziati che si preannunciano comunque lunghi.
Col via libera del Consiglio Ue si apre ora la fase dei triloghi, i vertici a tre tra i negoziatori del Parlamento della Commissione e del Consiglio europeo, che dovranno limare il testo per trovare un accordo comune per far sì che l’attesa normativa sul salario minimo possa essere approvata. E la Commissione punta a completare l'opera entro il primo semestre del 2022, contando sulla sponda della presidenza francese targata Emmanuel Macron.
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