Momenti di tensione si sono vissuti, dietro le quinte, lo scorso settembre a Stasin (Slovacchia) mentre papa Francesco celebrava la messa nella spianata della Basilica di fronte a 60 mila fedeli, alla presenza della presidente Zuzana Caputova, del premier Eduard Heger, nonchè di decine di vescovi e di centinaia di sacerdoti. All’improvviso, ha riferito oggi il Jerusalem Post, è apparso un drone sconosciuto che poteva rappresentare una minaccia per il Pontefice. La polizia locale ha decretato lo stato di allerta e, grazie ad apparecchiature predisposte dalla azienda israeliana D-Fend, il drone è stato costretto a tornare al suo punto di decollo, lontano dalla folla dei fedeli. La notizia è stata resa nota solo oggi.
Un allarme drone anche nel 2017 in Vaticano
Da tempo i servizi di sicurezza di molti Paesi hanno compreso che l’utilizzazione offensiva di droni può rappresentare un rischio severo per dirigenti politici e anche per grandi raduni di folla. Un "allarme drone" - subito rientrato - si era avuto anche in Vaticano nell’agosto 2017, in quella che la polizia avrebbe poi definito con sollievo «una ragazzata». Ma già l’anno seguente il presidente del Venezuela Nicolas Maduro sfuggì all’attacco di due droni esplosivi lanciati contro di lui mentre pronunciava un discorso nella Avenida Bolivar, a Caracas. E ancora il mese scorso a Baghdad il premier iracheno Mustafa al-Kadhimi è sfuggito di misura all’attacco di un drone esplosivo lanciato contro il proprio palazzo, all’interno di un’area molto protetta. In questo contesto di accresciuta preoccupazione la israeliana D-Fend ha approntato un kit-tatticò anti-drone chiamato Enforce-Air che secondo i produttori «garantisce protezione a 360 gradi».
I fedeli non si sono accorti di nulla
Il Jerusalem Post scrive che quel giorno a Stasin (70 chilometri a nord di Bratislava), mentre papa Francesco si rivolgeva alla folla, diversi droni volteggiavano in cielo. La polizia locale li aveva identificati e riconosciuti come «amichevoli». Poi però Enforce-Air ha notato un «rogue drone», un velivolo «canaglia». La polizia locale, spiega il giornale, pensò in un primo momento di affrontare quella minaccia mediante una schermatura dell’area: ma la cosa avrebbe anche interferito nelle trasmissioni dei mass media, e poteva generare altri rischi di sicurezza. A questo punto, nel resoconto del Jerusalem Post, ha fatto ingresso la tecnologia anti-drone israeliana che è riuscita ad assumere il controllo di quel velivolo e a farlo atterrare in una zona lontana, senza influire nello svolgimento della cerimonia religiosa. Secondo Zohar Halachmi, presidente di D-Fend, «i droni rappresentano una minaccia crescente in tutto il mondo: per le infrastrutture critiche, per i civili e anche per i leader». Aver assicurato protezione a Papa Francesco, ha aggiunto, «è stato per noi un onore».
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