Condanne a morte, ergastoli e carcere duro per gli studenti, un futuro nelle miniere di carbone per i loro professori: la Corea del Nord schiaccia senza pietà non una rivolta anti-regime ma il traffico della famigerata serie Squid Game, che non solo è straniera ma addirittura sudcoreana.
Lui condannato a morte, il compagno all'ergastolo
Tutto ha inizio la scorsa settimana, riferisce una fonte a Radio Free Asia: uno studente entra in possesso di una chiavetta usb che contiene la serie, che ha stracciato tutti i record - e la mostra a un compagno di classe. In breve si scatena il tam-tam, con alcuni studenti disposti a pagare per i video. Ma in Corea del Nord nulla passa inosservato, qualcuno fa la spia e la cosa arriva sul tavolo dell’Unità 109, ufficio molto temuto che contrasta la diffusione dei video illegali. Nella provincia di Hamgyong scoppia il putiferio: il giovane che avrebbe portato la chiavetta di rientro dalla Cina - dove Squid game non è visibile, ma dove girano molte copie pirata - viene condannato a morte, il suo compagno all’ergastolo. Altri sei studenti beccati a vedere la serie targata Netflix a 5 anni di carcere duro. E non solo: i professori e i dirigenti scolastici licenziati, ora «quasi sicuramente» saranno sbattuti a lavorare nelle miniere di carbone o nelle remote regioni rurali. Ora nella regione «è caccia all’uomo, si cercano tutti i complici e la popolazione è preoccupata», dice la fonte.
Il regime vieta film, musica e libri stranieri
A dicembre dello scorso anno il regime ha approvato la Legge per l’eliminazione del pensiero e della cultura reazionari che proibisce l’ingresso e la divulgazione nel Paese di materiale culturale straniero come film, musica e libri. Il provvedimento ha lo scopo di impedire la diffusione di contenuti prodotti dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti. Nelle settimane successive Pyongyang ha diramato un invitò affinché i cittadini avessero un ruolo ancora più attivo nel riferire i «comportamenti illegali» alle autorità, includendo un elenco di 20 reatì prioritari, tra cui appunto la diffusione di materiale straniero, sia digitale che cartaceo che in ogni altra forma.
La prima esecuzione ad aprile
Il primo a farne le spese, l’aprile scorso, è stato un certo «Lee» accusato di contrabbando di cd che contenevano film sudcoreani, oltretutto piratati: dopo una spiata è stato arrestato e in meno di 40 giorni portato davanti a un plotone di esecuzione in una piazza di Wonsan, con l’intera famiglia costretta ad assistere alla fucilazione. Succede in Corea del Nord, nelle stesse ore in cui uno Youtuber americano mette in scena un «Real Life Squid Game», 456 giocatori in carne e ossa che giocano a uccidersì come nella serie. Video subito virale, costato un mese di lavoro e finanziato con tre milioni e mezzo di dollari da Brawl Stars, titolare del gioco per smart phone. Qui con Squid Game si muore solo per finta, non come a Pyongyang.
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