Le proteste infiammano l’Ecuador. Scontri fra la polizia e i manifestanti si sono verificati a Quito, la capitale. Le proteste in corso nel Paese riguardano l'alto costo dei beni di prima necessità e l'aumento mensile dei prezzi del petrolio. Il Fronte unitario dei lavoratori (Fut) ha organizzato manifestazioni non solo a Quito, ma in altre grandi città.
Il Fronte unitario dei lavoratori, che riunisce insegnanti e dipendenti del settore dell’istruzione, hanno indetto lo sciopero assieme alla Confederazione nazionale delle nazionalità indigene dell’Ecuador e al movimento politico Pachakutik. Protestano contro la politica economica del governo del presidente Guillermo Lasso. La protesta, che è estesa ai militanti di altri settori della società, punta prima di tutto a frenare l’applicazione di misure governative che liberalizzano il prezzo del carburante, finora beneficiato da importanti sussidi. Confermando la partecipazione del suo movimento alla mobilitazione, il presidente della Conaie, Leonidas Iza, ha sottolineato che «apparentemente il presidente Lasso non ha imparato nulla dalle proteste del 2019 contro il suo predecessore Lenin Moreno, e ha deciso di sostenere e difendere la stessa politica» neoliberale. Da parte sua il coordinatore nazionale di Pachakutik, Marlon Santi, ha detto che «non resteremo inattivi di fronte all’appello alla mobilitazione», e che «accompagneremo i sindacati, per chiedere soluzioni alla crisi economica, che colpisce i piccoli agricoltori e i poveri». I principali punti della piattaforma alla base dello sciopero riguardano, oltre al congelamento del prezzo del carburante, la revoca degli accordi con il Fondo monetario internazionale (Fmi), un no alla privatizzazione delle farmacie pubbliche, maggiori stanziamenti per l’educazione, una più decisa lotta a corruzione e impunità e il blocco dei licenziamenti di massa dei lavoratori.
Caricamento commenti
Commenta la notizia