Il principale partito islamico in lizza per le elezioni legislative anticipate in Algeria, il Movimento della Società per la Pace (Msp), ha rivendicato la vittoria in attesa della pubblicazione dei primi risultati del voto. Questa tornata elettorale è stata caratterizzata da un altissimo tasso di astensione, ulteriore segnale di disinteresse da parte della popolazione, dopo gli inviti al boicottaggio da parte del movimento di protesta popolare dell’"Hirak" e di parte dell’opposizione. "Il Msp afferma di essere primo nella maggioranza delle wilaya (prefetture) e all’estero", si legge in un comunicato di questo partito conservatore, considerato moderato, che "mette in guardia contro i numerosi tentativi di modificare i risultati del sondaggio come è stato fatto prima". Il presidente dell’Autorità elettorale nazionale indipendente (Anie), Mohamed Chorfi, avrebbe dovuto annunciare i risultati provvisori de voto ieri, ma la sua conferenza stampa è stata rinviata. A causa del conteggio "complicato", aveva detto Chorfi sabato, i risultati ufficiali non potranno essere annunciati se non tra qualche giorno. Se venisse confermata, la vittoria del partito islamico non sarebbe una sorpresa, in senso stretto. Alcuni analisti avevano infatti previsto una maggioranza relativa per i partiti del movimento islamista. I legalisti, ovvero i partiti che rifiutano ogni collegamento con l’ex Fronte islamico di salvezza (ormai dissolto) e il terrorismo islamista della guerra civile (1992-2002), si dichiarano "pronti a governare". Incognita principale, il tasso di partecipazione nazionale provvisorio ha raggiunto solo il 30,20%, secondo Chorfi, più basso delle ultime due elezioni legislative e inferiore anche a quello delle presidenziali del 2019, che avevano visto l'elezione di Tebboune con solo il 40% di partecipazione. "Un’ondata di astensionismo", titola Liberté en Une. Ciò conferma, secondo il quotidiano francofono, "la forte tendenza a respingere il voto". Il presidente Tebboune ha già stimato che l’affluenza è stata "poco importante". "Quello che conta per me è che coloro per i quali il popolo vota hanno una legittimità sufficiente", ha detto. Le operazioni di voto si sono svolte generalmente con regolarità ad Algeri e nelle province, ad eccezione della Cabilia, una regione di lingua berbera tradizionalmente ribelle. Prima delle elezioni, l’Hirak, che chiede invano un cambiamento radicale del «sistema» di governo in vigore dall’indipendenza (1962), aveva denunciato il voto come "pagliacciata elettorale". L'opposizione laica e di sinistra ha poi boicottato le elezioni. Comunque sia, il potere è determinato a imporre la sua 'road map' elettorale, ignorando le richieste dell’"Hirak": stato di diritto, transizione democratica, sovranità popolare, giustizia indipendente. Circa 24 milioni di algerini sono stati chiamati ad eleggere per cinque anni i 407 deputati dell’Assemblea nazionale del popolo. Hanno dovuto scegliere tra 2.288 liste, di cui più di 1.200 pubblicizzate come "indipendenti". È la prima volta che un numero così elevato di indipendenti si è presentato contro candidati sostenuti da partiti largamente screditati e ritenuti responsabili della crisi del Paese. Il loro successo potrebbe decidere l’equilibrio della prossima assemblea. ANSA