Cresce la cautela fra gli esperti britannici sulla diffusione dell’ex variante indiana del Covid (ribattezzata variante Delta dall’Oms) nel Regno Unito, dove è divenuta ormai dominante con un incremento del 76% dei contagi nell’ultima settimana censita in Inghilterra e indicazioni analoghe in Scozia, seppure partendo da numeri assoluti ancora contenuti. Una tendenza che non si ripercuote al momento nella stessa dimensione sui decessi quotidiani né sui casi gravi e sulla somma di persone ricoverate negli ospedali dell’isola, ma che genera inquietudini e rafforza gli appelli alla prudenza rispetto alla revoca delle ultime restrizioni del lockdown, preannunciata dal premier Boris Johnson dal 21 giugno e che tuttavia lo stesso governo Tory si è impegnato a condizionare all’andamento dei dati riservandosi di decidere se confermarla o rinviarla non prima del giorno 14. Il professor Adam Kucharski, epidemiologo alla London School of Hygiene and Tropical Medicine e consulente governativo, ha evocato oggi a Bbc Radio 4 «un numero di segnali preoccupanti" sulla trasmissibilità della variante Delta, ipotizzando che alla fine possa derivarne anche un’impennata di ricoveri ospedalieri. E ha aggiunto che dal suo punto di vista un mancato rinvio di qualche settimana delle riaperture ulteriori del 21 giugno sarebbe «difficile da giustificare». Chris Hopson, alto dirigente del servizio sanitario nazionale britannico (Nhs), ha notato da parte sua come l’incremento dei ricoveri abbia riguardato finora in maggioranza pazienti più giovani e non ancora pienamente vaccinati e non sia stato comunque «molto significativo» nel Paese a paragone del rimbalzo di casi: a conferma del fatto che «i vaccini sembrano aver spezzato la catena fra i contagi da Covid-19 e la possibilità di ammalarsi gravemente o di morire».