Con la metà della popolazione adulta vaccinata entro questa settimana, l'Unione europea guarda per la prima volta all'estate con ottimismo. Le varianti restano un rischio ma finora non hanno dirottato gli sforzi per mettere in sicurezza i cittadini europei e far ripartire le attività economiche e sociali. E il green pass, assicura il premier Mario Draghi, arriverà a metà giugno, in tempo per favorire il ritorno dei turisti proprio in avvio di stagione. Il vertice europeo straordinario quindi vede un "miglioramento della situazione epidemiologica generale", e comincia ad organizzare la "graduale riapertura delle nostre società". Draghi ha spiegato che tra i leader Ue "c'è stata una certa soddisfazione sul modo in cui procedono le vaccinazioni un po' dappertutto". La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha fornito il quadro aggiornato, e rassicurante: "Questa settimana metà degli adulti dell'Ue avrà ricevuto la prima dose", ha detto, ricordando i "progressi costanti" fatti finora grazie a trecento milioni di dosi inoculate, 245 milioni di vaccinazioni, che hanno immunizzato il 46% della popolazione adulta dell'Ue. Ma non basta, perché bisogna andare avanti senza rallentamenti. "La campagna deve accelerare anche in estate. Le forniture continueranno ad arrivare in modo sufficiente", ha assicurato Draghi. Von der Leyen ha parlato di quasi un miliardo di dosi in arrivo nel secondo semestre, "molto più di quello che serve" per immunizzare tutti gli europei. Dopo gli adulti, toccherà ai ragazzi. A fine mese l'Ema si pronuncerà sulla somministrazione di Pfizer alla fascia di età 12-15 anni, e allora si comincerà a pensare ai vaccini nelle scuole. Restano però ancora diversi interrogativi sul futuro dell'immunità. Von der Leyen li ricorda ai leader. Il primo è sulla durata della copertura, e quindi dopo quanto tempo fare una seconda vaccinazione. A questo è legata anche la durata del green pass, un aspetto su cui si pronuncerà l'Ema. Il secondo dubbio è se vaccinare anche i bambini e il terzo è sul come adattare i sieri alle nuove varianti. Finora funzionano contro quelle conosciute, ma bisogna tenersi pronti alla comparsa di ceppi nuovi. Per questo l'ECDC estenderà il monitoraggio delle varianti dall'Europa al resto del mondo. Se sulla lotta al Covid-19 i leader hanno potuto gioire dei progressi, su quella ai cambiamenti climatici invece non c'è alcun passo in avanti. I 27 hanno solo ribadito gli impegni già presi, cioè la riduzione delle emissioni al 2030 (-55% rispetto al 1990) e la neutralità climatica al 2050. Ma su come raggiungerli, e soprattutto su come dividere lo sforzo, sono ancora in alto mare. Nella riunione di oggi avrebbero dovuto dare qualche orientamento alla Commissione Ue che sta preparando il 'pacchetto clima', ovvero dodici proposte legislative che il 14 luglio tradurranno in impegni concreti i nuovi target Ue di riduzione delle emissioni. Invece tutto è rinviato a una nuova riunione, perché i 27 sono ancora divisi tra chi vuole rivedere i criteri di ripartizione degli sforzi per ridurre le emissioni (i Paesi fondatori) e chi invece vuole lasciare quelli attuali (i Paesi dell'Est, che ne traggono maggiori vantaggi). Per il premier Draghi "è stato importante che i vari punti di vista hanno cominciato a confrontarsi e che ci si è dati appuntamento a quando la commissione presenterà il piano clima, che è stato appena abbozzato oggi ma è molto importante e innovativo". Il premier ha spiegato che "prevede trasformazioni fondamentali, e uno dei problemi posto da tutti è l'importanza della tutela sociale nel processo di transizione ecologica. C'è una consapevolezza direi di tutti che le parti più deboli vadano tutelate".