Dopo giorni di violenti scontri e centinaia di feriti sulla Spianata delle Moschee, nella Città Vecchia di Gerusalemme, il braccio armato di Hamas ha lanciato una selva di razzi contro Israele, che ha risposto bombardando la Striscia di Gaza. Secondo il ministero della Salute di Gaza, i raid israeliani hanno causato nove morti, tra cui tre bambini. Per l’esercito israeliano nel bombardamento sono rimasti uccisi tre militanti di Hamas.
Un uomo israeliano è rimasto lievemente ferito da un razzo anti-carro lanciato da Gaza verso la sua auto al confine con la Striscia. Una escalation che ha fatto seguito all’ultimatum lanciato da Hamas, che ha chiesto al governo israeliano di ritirare le truppe dalla Spianata entro le 18 (le 17 in Italia). Poco dopo la scadenza dell’ultimatum, sono risuonate le sirene di allarme e sono cominciati a cadere i primi razzi. Hamas ha rivendicato il lancio di razzi su «Gerusalemme occupata», mentre le Brigate al-Quds, l’ala militare del gruppo terroristico della Jihad islamica, ha rivendicato il lancio di 30 razzi verso Sderot.
A Gerusalemme, dopo i lanci di razzi, sono stati evacuati il Muro del Pianto e la Knesset, il Parlamento israeliano. Il tribunale distrettuale di Gerusalemme è stato evacuato per motivi di sicurezza, a seguito dei disordini nella zona della Città Vecchia. Poco prima c'era stata una udienza del processo per corruzione che vede imputato Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano non era presente in aula. «Risponderemo con grande forza, chi ci attacca pagherà un caro prezzo», ha tuonato Netanyahu.
«Il lancio di razzi contro Gerusalemme è un fatto rilevante che non può passare sotto silenzio. Tutte le opzioni suono sul tavolo, compresa un’operazione di terra», ha avvertito un portavoce dell’esercito israeliano, aggiungendo che i bombardamenti aerei contro obiettivi di Hamas dureranno «diversi giorni». Sulla Spianata delle Moschee (o Monte del Tempio, come lo chiamano gli ebrei) nei pressi della moschea di Al Aqsa, si è anche sviluppato un vasto incendio, probabilmente quando alcuni fedeli musulmani hanno lanciato fuochi di artificio contro i militari israeliani.
La Casa Bianca ha espresso «seria preoccupazione» per le violenze, e ha definito «inaccettabile» il lancio di razzi contro Gerusalemme. «Grave preoccupazione» è stata espressa dalla Russia e dalla Turchia. Nella città santa, gli organizzatori della Marcia delle Bandiere hanno annullato la manifestazione ebraica per il Jerusalem Day, dopo che la polizia ha costretto i manifestanti a cambiare itinerario, evitando dalla Porta di Damasco, uno dei punti più caldi degli scontri di questi giorni.
Sulla Spianata delle Moschee, la polizia israeliana si è scontrata con centinaia di manifestanti. Secondo la Mezzaluna Rossa più di 300 palestinesi sono rimasti feriti, 200 dei quali sono stati portati in ospedale e sette sono in gravi condizioni. Le forze dell’ordine israeliane hanno riportato una trentina di feriti. Di fronte ai timori internazionali, il governo israeliano avrebbe esortato gli Stati Uniti a non intervenire nella crisi.
La polizia israeliana è dovuta intervenire anche contro alcune decine di ebrei che hanno cercato di fare irruzione nel complesso del Monte del Tempio dalla Porta di Mughrabi, l’unica consentita ai non-musulmani; gli agenti li hanno respinti e ne hanno arrestati alcuni. Le autorità hanno parlato di circa 8 mila palestinesi barricati nel complesso con pietre, sbarre e bottiglie molotov, pronti a rispondere se agli ebrei fosse stato consentito l’ingresso al sito. In Israele oggi si celebra la 'Giornata di Gerusalemme' per ricordare l’unificazione della città come capitale dello Stato ebraico dopo la conquista della parte orientale ai giordani nella Guerra dei Sei Giorni nel 1967.
Le violenze esplose sono le più gravi dal 2017. Le tensioni sono tornate a crescere perché i palestinesi lamentano costrizioni oppressive nonostante il mese sacro musulmano del Ramadan. Ad alimentare le proteste nei giorni scorsi, la minaccia di sfratto nei confronti di quattro famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est. La sentenza della Corte Suprema israeliana sul caso, attesa per questa mattina, è stata rinviata su richiesta del procuratore generale Avichai Mandelblit.
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