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Navalny trasferito nel reparto ospedaliero del carcere IK-3

Alexei Navalny

Il dissidente russo Aleksei Navalny, in sciopero della fame dal 31 marzo e in condizioni sanitarie molto critiche, ha accettato di assumere vitamine. Lo ha reso noto il servizio penitenziario.

Aleksei Navalny "non è stato trasferito in un ospedale ma in un altro carcere, la colonia penale IK-3, dove vengono curati i malati di tubercolosi". Così su Twitter lo staff di Anastasia Vasilyeva, medico personale dell’oppositore russo, in sciopero della fame dal 31 marzo. "Non si tratta affatto di un ospedale", sottolinea il tweet dopo l’annuncio del trasferimento di Navalny nel reparto ospedaliero di un’altra struttura, "lì non potranno fare una diagnosi e stabilire una cura per i suoi problemi". "Chiediamo con forza che diano accesso a noi, suoi medici curanti", aggiunge il tweet.

"È abbastanza chiaro che ora ci viene data una sorta di 'buona notizià sullo stato di salute di Alekey prima della protesta. Non fatevi ingannare", è il monito sui social di Ivan Zhdanov, direttore del Fondo Anti-Corruzione, creato da Navalny.

I sostenitori dell’oppositore hanno convocato manifestazioni di protesta a livello nazionale per il 21 aprile per chiedere che Navalny venga visitato in carcere dai suoi medici di fiducia, rilanciando l’allarme sulle sue condizioni di salute: "Potrebbe morire da un momento all’altro", hanno avvertito. AGI

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2 Commenti

Il Guardiano del faro

19/04/2021 18:08

Stava tranquillo in Germania con la sua famiglia dove poteva in tutta libertà denunciare e attaccare il suo stato.

Renzo

19/04/2021 19:35

E certo, doveva fare il vigliacco, come quel tale che cercava di scappare in Svizzera camuffato da soldato tedesco e finì a testa in giù. Quelli come te non conoscono altri modelli che i conigli che fuggono.

giovanni

20/04/2021 07:39

La germania aveva uno scopo ben preciso... se si prende questa briga e non si prende quella dei centinaia di condannati a morte in cina . in ogni paese ci sono i corrotti ed i corruttori ma penso che siano problemi interni dei singoli stati

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