Il Papa è arrivato questa mattina all’aeroporto di Baghdad per poi spostarsi al Palazzo presidenziale con un’auto blindata, "una Bmw 750, un’auto di sicurezza speciale a prova anti-proiettile".
È forse la prima volta che in un viaggio internazionale il Papa accetta di salire su un’auto blindata, che comunque è sempre stata messa a disposizione dai Paesi che lo hanno ospitato nelle sue visite. Papa Francesco ha poi incontrato, al Palazzo presidenziale di Baghdad, il Presidente dell’Iraq Barham Salih. L’incontro, di carattere privato, si è svolto nello studio del Presidente.
"La religione, per sua natura, dev'essere al servizio della pace e della fratellanza. Il nome di Dio non può essere usato per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione. Al contrario Dio, che ha creato gli esseri umani uguali nella dignità e nei diritti, ci chiama a diffondere amore, benevolenza, concordia", ha detto poi nell’incontro con le autorità civili e religiose dell’Iraq.
Papa Francesco ha incontrato nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad i rappresentanti della comunità cattolica. "Sappiamo - ha detto - quanto sia facile essere contagiati dal virus dello scoraggiamento che a volte sembra diffondersi intorno a noi. Eppure il Signore ci ha dato un vaccino efficace contro questo brutto virus: è la speranza che nasce dalla preghiera perseverante e dalla fedeltà quotidiana al nostro apostolato".
"Con questo vaccino possiamo andare avanti con energia sempre nuova, per condividere la gioia del Vangelo, come discepoli missionari e segni viventi della presenza del Regno di Dio, Regno di santità, di giustizia e di pace", ha aggiunto. "Le difficoltà fanno parte dell’esperienza quotidiana dei fedeli iracheni", ha proseguito Bergoglio.
"Negli ultimi decenni - ha continuato -, voi e i vostri concittadini avete dovuto affrontare gli effetti della guerra e delle persecuzioni, la fragilità delle infrastrutture di base e la continua lotta per la sicurezza economica e personale, che spesso ha portato a sfollamenti interni e alla migrazione di molti, anche tra i cristiani, in altre parti del mondo".
"Vi ringrazio, fratelli Vescovi e Sacerdoti, di essere rimasti vicini al vostro popolo, sostenendolo, sforzandovi di soddisfare i bisogni della gente e aiutando ciascuno a fare la sua parte al servizio del bene comune", ha detto ancora. "L'apostolato educativo e quello caritativo delle vostre Chiese particolari rappresentano una preziosa risorsa per la vita sia della comunità ecclesiale sia dell’intera società. Vi incoraggio a perseverare in questo impegno, al fine di garantire che la Comunità cattolica in Iraq, sebbene piccola come un granello di senape, continui ad arricchire il cammino del Paese nel suo insieme. L’amore di Cristo - ha aggiunto - ci chiede di mettere da parte ogni tipo di egocentrismo e di competizione; ci spinge alla comunione universale e ci chiama a formare una comunità di fratelli e sorelle che si accolgono e si prendono cura gli uni degli altri".
Caricamento commenti
Commenta la notizia