Domenica 17 Novembre 2024

Zaki, appello della famiglia all'Italia: "Date la cittadinanza a Patrick"

Una immagine del ricercatore egiziano Patrick George Zaky

«Cittadinanza italiana per Patrick George Zaki». È l’appello che la famiglia dello studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto al Cairo lancia alle istituzioni italiane a quasi un anno dall’arresto di Patrick. «La raccolta di firme online lanciata per chiederlo è davvero un’ottima iniziativa ma spero non resti solo una petizione, spero che accada presto. La famiglia si unisce a questo appello», dichiara la sorella di Zaki, Marise, in un’intervista esclusiva concessa grazie alla rete di attivisti 'Patrick Libero'. Un appello rivolto in particolare anche al nuovo governo che sta nascendo in Italia. «Purtroppo siamo confusi su cosa il Governo italiano abbia fatto di preciso finora per rilasciare Patrick. Annunciano pubblicamente che ci sono 'azioni riservatè ma Patrick è in carcere ormai da un anno. Sappiamo che il Governo italiano è uno storico alleato dell’Egitto e siamo certi che possano ottenere la sua libertà. Solo non capiamo perché è ancora in prigione nonostante un impegno pubblico sul caso». Tutti, sottolinea Marise, anche le grandi imprese italiane che hanno attività commerciali in Egitto «da cui finora non abbiamo visto azioni significative», «devono fare la loro parte per liberare una persona innocente in prigione». «Siamo riconoscenti per tutto il lavoro che Amnesty International e le varie Ong stanno facendo per Patrick - aggiunge la sorella di Zaki - e crediamo che debbano spingere le autorità governative ad agire per rilasciarlo. Mantenere il caso in vita e premere sulle istituzioni internazionali affinché prendano impegni è quello di cui Patrick ha più bisogno». Anche l’Università di Bologna, aggiunge la sorella 24enne di Zaki, «sta lavorando giorno e notte per Patrick e apprezziamo tutti i loro sforzi. Sono un’istituzione accademica e non possono negoziare o pressare uno Stato per il rilascio di un detenuto politico. Nonostante ciò hanno mostrato molto più impegno sul caso che ogni altro organo governativo».

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