Venerdì 22 Novembre 2024

"Numero 2 di Al Qaeda ucciso in Iran": news del New York Times ma Teheran smentisce

Il numero due di Al Qaeda, incriminato negli Stati Uniti per gli attentati del 1998 contro le ambasciate americane in Tanzania e Kenya, è stato ucciso in Iran ad agosto, in una missione segreta dell’intelligence israeliana. Lo scrive il New York Times senza ancora conferme ufficiali ma Teheran smentisce, dicendo che le notizie sono basate su "informazioni inventate". Lo dice un portavoce del ministero degli Esteri di teheran, smentendo la presenza sul territorio iraniano di Abdullah Ahmed Abdullah, noto anche come Abu Muhammad al-Masri. I nemici dell’Iran, Stati Uniti e Israele, "collegano l’Iran ai gruppi terroristici con le menzogne e divulgando informazioni inventate ai media", si legge in una nota. Abdullah Ahmed Abdullah, che è sulla lista dell’Fbi dei terroristi più ricercati, secondo il Nyt sarebbe stato colpito e ucciso a Teheran da due agenti israeliani a bordo di una motocicletta per volere degli Stati Uniti. Lo avrebbero confermato al quotidiano di New York alcuni funzionari dell’intelligence. L’attacco, avvenuto il 7 agosto in occasione dell’anniversario degli attentati in Africa, non sarebbe stato pubblicamente riconosciuto da nessuno tra Stati Uniti, Iran, Israele e Al Qaeda. L’anziano leader di Qaeda, che si faceva chiamare Abu Muhammad al-Masri, sarebbe stato ucciso insieme a sua figlia, Miriam, la vedova del figlio di Osama bin Laden, Hamza bin Laden, sempre secondo il Nyt. Le autorità federali statunitensi avevano offerto una ricompensa di 10 milioni di dollari per qualsiasi informazione che avesse portato alla sua cattura. Secondo il New York Times, Abdullah era il "pianificatore operativo più esperto e capace non sotto custodia degli Stati Uniti o degli alleati", secondo un documento altamente classificato fornito dal Centro nazionale antiterrorismo degli Stati Uniti nel 2008. Gli attentati alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania nel 1998 provocarono la morte di 224 persone e il ferimento di oltre 5 mila. Abdullah era stato incriminato da un gran giurì federale degli Stati Uniti nello stesso anno per il suo ruolo nell’attacco.

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