Il partito del presidente filo-europeo Milo Djukanovic, al potere da tre decenni, è in leggero vantaggio nelle elezioni parlamentari svoltesi domenica in Montenegro, ma potrebbe perdere la maggioranza in Parlamento se i suoi oppositori si alleano. Le elezioni hanno infatti assestato un duro colpo alla formazione, il Partito democratico dei socialisti (Dps), che per la prima volta in tre decenni potrebbe rimanere all’opposizione. I dati non sono ancora definitivi, ma il Dps e la coalizione d’opposizione «Per il futuro del Montenegro» sono praticamente appaiati e quest’ultima ha rivendicato la vittoria. Il Dps è in leggero vantaggio con il 34,80%, ovvero 29 degli 81 seggi in Parlamento. Se il risultato fosse confermato dai dati ufficiali attesi in giornata, sarebbe il peggior risultato elettorale per il Dps da quando il Montenegro è diventato indipendente dalla Serbia nel 2006. «Per il futuro del Montenegro», raggruppato attorno al Fronte democratico, dominato dai nazionalisti serbi e filo-russi, ha invece ottenuto il 32,7%, ovvero 28 deputati. Al terzo posto la coalizione d’opposizione «La pace è la nostra nazione», guidata dai Democratici di centrosinistra, con il 12,6%, che avrebbe 10 seggi, seguita dalla coalizione di opposizione «Nero su bianco», con il 5,7%, 4 deputati. E proprio un’eventuale alleanza tra le tre formazioni di opposizione avrebbe giusto i deputati necessari per defenestrare l’attuale governo, raggruppando 42 degli 81 seggi. Il Dps non ha mai perso le elezioni e Djukanovic ha portato il Paese meno popolato dei Balcani (620mila abitanti) all’indipendenza dalla Serbia nel 2006, alla Nato nel 2017 e alle porte dell’Unione Europea. La campagna è stata contrassegnata dallo scontro tra Djukanovic e l’opposizione sostenuta dalla potente Chiesa ortodossa serba, oltrechè ovviamente dall’impatto economico scatenato dalla crisi del coronavirus. AGI