Lunedì 23 Dicembre 2024

Coronavirus, il vaccino di Oxford "è sicuro per l'uomo e sta dando una forte risposta immunitaria"

Mentre la pandemia di Covid-19 continua la sua progressione nel mondo e torna a manifestarsi anche in zone dove sembrava fosse stata messa sotto controllo, la ricerca scientifica annuncia di aver ottenuto risultati «molto promettenti» dai primi test umani del vaccino sviluppato dall’Università di Oxford, in collaborazione con un’azienda italiana; e dunque si alimenta la speranza che si possa arrivare ad una 'protezione' sicura in tempi forse meno lunghi del previsto. A darne notizia sono due pubblicazioni scientifiche che fanno entrambe riferimento alle prime fasi dei test clinici eseguiti in Gran Bretagna, Brasile, Sudafrica e Cina del vaccino sviluppato dall’università britannica, in collaborazione con l’azienda globale biofarmaceutica svedese-britannica AstraZeneca e l’italiana Irbm di Pomezia: non solo il vaccino è sicuro ma è anche riuscito a produrre forti reazioni immunitarie tra i pazienti sani coinvolti nell’esperimento. I risultati dei test, pubblicati in due distinti articoli della prestigiosa rivista scientifica The Lancet, hanno evidenziato l’assenza di effetti collaterali gravi oltre ad aver attivato una risposta immunitaria via anticorpi e linfociti T. Il vaccino denominato ChAdOx1nCoV-19, è stato testato su 1.077 volontari adulti in Gran Bretagna, Brasile e Sudafrica e separatamente su altre 500 persone in Cina, dando gli stessi esiti promettenti. Nel 70% dei pazienti ha causato febbre e mal di testa, quindi effetti collaterali limitati e curabili col paracetamolo. The Lancet ha sottolineato che il vaccino è stato sviluppato «ad una velocità senza precedenti» sulla base di un virus fabbricato geneticamente, quello responsabile di un comune raffreddore negli scimpanzè. I ricercatori lo hanno modificato in modo tale da avvicinarsi più possibile al virus Sars-Cov-2 ma senza causare infezioni nelle persone in cui viene inoculato; gli hanno poi trasferito le istruzioni genetiche attivando il picco di proteine del coronavirus, strumento chiave per l’invasione delle cellule umane. In questo modo il vaccino di Oxford University sembra a tutti gli effetti il Covid-19 e consente al sistema immunitario umano di imparare a difendersi. Dopo le prime due fasi dei test - che hanno anche coinvolto qualche paziente con più di 55 anni - la terza sarà decisiva per capire con maggiore precisione quali possano essere le conseguenze su soggetti più anziani, quelli a maggior rischio contagio e morte. Al momento, però, non è chiaro se il vaccino possa offrire una immunità a lungo termine. «Se il nostro vaccino è efficace, è un’opzione promettente perchè questi tipi di vaccini possano essere prodotti su vasta scala, ma c'è ancora molto lavoro da fare prima di poter confermare che possa aiutare a gestire la pandemia» ha detto la professoressa Sarah Gilbert, della Oxford University, uno degli autori della ricerca. «Non cantiamo vittoria, ma incrociamo le dita. Se i test di fase 3 sul nostro candidato vaccino ci daranno i risultati sperati, è possibile ipotizzare che già entro fine anno avremo le prime dosi destinate alle categorie più a rischio» ha commentato all’Agi Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato della Irbm, l’azienda di Pomezia cha ha collaborato con la Oxford. «Ovviamente fiducioso», ma cauto il premier britannico Boris Johnson: «Incrocio le dita, ma dire che sono sicuro al 100% che avremo un vaccino quest’anno, o addirittura l’anno prossimo, è purtroppo un’esagerazione, non ci siamo ancora». Sarà forse per questo che, con un’impressionante e aggressiva campagna acquisti, il Regno Unito, che si è già accaparrata 100 milioni di dosi del vaccino di Oxford, oggi ha annunciato di aver concluso un accordo con le società farmaceutiche BioNtech, Pfizer e Valneva per ottenere 90 milioni di dosi di un altro possibile vaccino contro il coronavirus, un vaccino che ancora non esiste. AGI

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