Sono stati licenziati i 4 agenti della polizia di Minneapolis coinvolti nella morte di un afroamericano, fermato durante un controllo. Lo ha annunciato il sindaco Jacob Frey, definendola la «scelta giusta». Il capo delle forze dell’ordine della città, Medaria Arradondo ha dichiarato che i quattro sono ora «ex dipendenti» del dipartimento. Lo scandalo è scoppiato dopo che è circolato un video in cui si vede l’uomo, George Floyd, disarmato steso a terra, bloccato da un agente. Il poliziotto tiene per circa otto minuti il ginocchio premuto sul collo dell’afroamericano, steso a faccia in giù, nonostante continui a dire «non respiro». Il sospettato, fermato per contraffazione fuori da un negozio, ha poi avuto una crisi, è stato portato d’urgenza in ospedale dove è morto poco dopo. L’episodio richiama il caso di Eric Garner: nel 2014 un afroamericano, disarmato, tenuto bloccato con una presa al collo da un agente su un marciapiede di New York, aveva continuato a dire «non respiro, non respiro». Poi è morto. La scena era stata ripresa da un amico della vittima e messa in rete. "Questo è il motivo per il quale protestiamo": anche Lebron James, l’asso della Nba, si unisce all’indignazione che scuote l’America per la morte dell'uomo. Il campione dei Lakers posta sul suo profilo Instagram la foto del ragazzo trattenuto dal ginocchio di un agente di polizia, e accanto la foto di Colin Kaepernick, il giocatore di San Francisco che nel 2016 rimase in ginocchio all’inno americano intonato prima di una partita di football americano, per protestare contro le violenze ai danni degli afroamericani. «Svegliati, hai capito ora o non è ancora chiaro?», il commento alle due foto.