Una 'Sindrome infiammatoria multisistemica', che può cioè coinvolgere più organi, è stata osservata in bambini e adolescenti e sembrerebbe collegata alla Covid-19.
L’allerta arriva dall’Oms che, sulla base delle segnalazioni giunte da Europa e Usa di bambini ricoverati in terapia intensiva per una condizione di 'infiammazione sistemica' con alcune caratteristiche simili alla Malattia di Kawasaki, ha sviluppato una definizione «preliminare» per classificare tali casi nei bambini. Necessario un approfondimento.
Su 345 bambini che nel mondo risultano al momento avere una diagnosi di Covid-19 confermata dagli esami di laboratorio, il 23% aveva anche una condizione di patologia pregressa come una malattia polmonare cronica (inclusa l'asma), una malattia cardiovascolare o situazioni di immunodepressione, rileva l’Organizzazione mondiale della sanità. Ad oggi, «dati limitati» descrivono le manifestazioni cliniche della Covid-19 nei bambini, manifestazioni che sono comunque «più leggere» rispetto agli adulti. I dati mostrano tuttavia, afferma l’Oms, che «alcuni bambini richiedono ospedalizzazione e ricovero in terapia intensiva».
Intanto, in totale nell’Unione europea finora sono stati riportati circa 230 casi sospetti tra i bambini della nuova sindrome infiammatoria multisistemica associata al Covid-19, di cui due morti, uno in Francia e l’altro nel Regno Unito. I sintomi, tra cui febbre, dolori addominali e problemi al cuore, sono un misto tra la sindrome di Kawasaki e quella da shock tossico, come segnala un bollettino del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc).
Attualmente, rileva l’Ecdc, gli studi epidemiologici hanno mostrato che i bambini tra i 0 e 14 anni sembrano essere meno colpiti dal virus SarsCov2: rappresentano solo il 2,1% di tutti i casi confermati in laboratorio. Diversi paesi europei, colpiti dall’epidemia, hanno però segnalato recentemente casi di bambini ricoverati in terapia intensiva per una rara sindrome infiammatoria multisistemica, che si è ipotizzato essere collegata al Covid-19, visto che molti di questi bambini sono risultati positivi al coronavirus. Al momento non è stato ancora confermato con certezza il legame tra il Covid-19 e questa malattia pediatrica, anche se appare plausibile.
Per questo motivo l’Ecdc continua a considerare basso il rischio complessivo di Covid-19 per i bambini in Europa, sulla base della probabilità di avere la malattia e il suo moderato impatto. Mentre la gestione clinica di questi bambini ha l’assoluta priorità, la raccolta dei dati dagli stati membri dell’Ue e il Regno Unito dovrebbe aiutare a capire meglio, secondo il Centro Europeo, questa rara condizione e permettere una migliore analisi dei casi, chiarendo la sua incidenza, identificando i gruppi di età più colpiti e i fattori di rischio. A livello europeo si è comunque raggiunto l’accordo di includere questa malattia tra le possibili complicanze del Covid-19, e si invita a informare gli operatori sanitari e i genitori sui suoi sintomi.
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