Lunedì 23 Dicembre 2024

Coronavirus, l'Oms dichiara la pandemia: ecco cosa cambia

«Abbiamo valutato che il COVID-19 può essere caratterizzato come una situazione pandemica». Lo ha annunciato il capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing da Ginevra sull'epidemia di coronavirus. L’Organizzazione mondiale della Sanità è «profondamente preoccupata sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione» contro il coronavirus. «Siamo grati per le misure adottate in Iran, Italia e Corea del Sud per rallentare il virus e controllare le epidemia di coronavirus». «Sappiamo che queste misure stanno mettendo a dura prova le società e le economie, proprio come hanno fatto in Cina», ha aggiunto, ricordando gli appelli quotidiani ai Paesi affinchè adottino «provvedimenti urgenti e aggressivi». «Ottantuno Paesi non hanno casi di Covid-19 e 57 hanno registrato 10 casi o meno. Possiamo dirlo piuttosto ad alta voce, chiaramente e spesso: tutti i Paesi possono ancora cambiare il corso di questa pandemia. Persino i Paesi con una trasmissione comunitaria o vasti cluster possono cambiare il corso degli eventi su questo coronavirus», ha aggiunti, «diversi Paesi hanno dimostrato che questo virus può essere soppresso e controllato». La Covid-19 è la seconda pandemia di questo secolo, comparsa a 11 anni dalla pandemia dell’influenza A/H1N1. Come allora, ogni Paese è tenuto a rispondere mettendo in atto dei piani pandemici per gestire l’organizzazione di ospedali e terapie, in linea con quanto previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Non è stabilito in modo chiaro il momento in cui un’epidemia diventa una pandemia e in generale si parla di pandemia quando in più Paesi avvengono epidemie con una trasmissione molto sostenuta, che non può più essere messa in relazione con il focolaio originario della nuova malattia. L’ultima dichiarazione di pandemia da parte dell’Oms risale al 2009, quando l’influenza H1N1 colpì circa un miliardo di persone nei primi sei mesi, causando 600.000 morti. Quella del coronavirus SarsCoV2 è anche la seconda pandemia in un mondo globalizzato e nella quale il virus si è spostato rapidamente da un continente all’altro a bordo degli aerei, proprio come aveva fatto il virus dell’influenza H1N1. A renderla unica è stata la risposta del mondo scientifico, che ha ottenuto l’identikit genetico dell’agente responsabile con una rapidità mai vista finora. Profondamente diversa, invece, la situazione ai tempi della Spagnola del 1918, che aveva provocato circa 50 milioni di morti superando con il suo bilancio di vittime quello della Prima Guerra Mondiale. I virus attraversavano i continenti molto più lentamente anche ai tempi della pandemia dell’Asiatica del 1957, che uccise 1,1 milioni di persone, e della Hong Kong del 1968, che uccise un milione di persone. Secondo la definizione dell’Oms, una pandemia è la diffusione in tutto il mondo di una nuova malattia e generalmente indica il coinvolgimento di almeno due continenti, con una sostenuta trasmissione da uomo a uomo. La gravità di una malattia non è il parametro decisivo perché venga dichiarata una pandemia, che riguarda invece l’efficacia con la quale una malattia si diffonde. Può infatti accadere che una pandemia inizi con una gravità moderata e che possa diventare più grave con l’arrivo di una seconda ondata. La dichiarazione di pandemia implica che ogni Paese metta a punto un Piano pandemico e che lo aggiorni costantemente sulla base delle linee guida dell’Oms. I piani pandemici possono prevedere misure per riorganizzare i posti letto negli ospedali, comprese le strutture di terapia intensiva, e percorsi per alleggerire le strutture di pronto soccorso; altri provvedimenti possono riguardare i numeri del personale sanitario; l’acquisto di farmaci e la messa a punto e la produzione su larga scala di un vaccino diventano prioritarie, così come l’organizzazione delle campagne di vaccinazione; in alcuni casi potrebbe anche diventare necessario fare delle scelte relative all’accesso alle terapie.

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