Il corona virus di Wuhan, il "demone" come lo ha definito il leader cinese Xi Jinping, ha causato finora 132 morti in Cina, mentre i casi accertati sono ora quasi seimila, 5.974 unità per l'esattezza, più di quelli del 2002-2003 legato alla Sindrome respiratoria acuta grave (Sars), fermatosi a quota 5.327, in base alle statistiche ufficiali dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il bilancio è stato stilato alle 8 locali (l'1 in Italia) dalla Commissione sanitaria nazionale (Nhc) cinese. Dopo quasi un mese dall'inizio dell'epidemia, il virus si rafforza e si propaga, isolando sempre più la Cina dal resto del mondo. Perché oltre alla quarantena già in atto per decine di milioni di persone, attorno all'epicentro di Wuhan, il governo ha consigliato a tutti i cittadini di evitare i viaggi all'estero, per garantire la loro "salute e sicurezza" ma anche quella degli stranieri. Hong Kong ha bloccato i treni e i traghetti diretti verso la terraferma, e gli Stati Uniti stanno valutando restrizioni per i viaggi da e verso la Cina, mentre Londra ha sconsigliato "tutti i viaggi non necessari" nel Paese. I DUBBI. Bisogna ancora chiarire i casi degli infetti pur senza sintomi. Anche sul picco le stime divergono tra i prossimi giorni giorni e i prossimi mesi. Tra tutti questi rebus, i ricercatori sono impegnati per realizzare un vaccino. Sono scesi in campo anche gli americani, che però hanno avvertito si tratterà di un "processo lungo e incerto". Nel frattempo, i cinesi hanno selezionato 30 farmaci esistenti da testare. L'Oms, dopo aver alzato il livello di allerta a livello globale, ha invitato alla "calma" la comunità internazionale, plaudendo agli sforzi profusi dal governo cinese. I numeri del contagio negli altri Paesi, in effetti, rimangono ancora relativamente contenuti rispetto a quelli registrati in Cina. In questa fase dell'emergenza i vari Paesi si stanno attrezzando per far rientrare i propri connazionali, ma al momento sembra che ognuno proceda per conto suo. I VOLI. Intanto, la United Airlines ha deciso di sospendere i voli da alcune città della Cina verso gli Stati Uniti, come misura preventiva. Le città interessate sono Pechino, Shanghai e Hong Kong. Al momento si tratta della misura più drastica presa da una compagnia aerea americana da quando il virus ha iniziato a diffondersi al di là confini cinesi. Le altre principali compagnie aeree americane, tra cui Delta e American Airlines, al momento si sono limitate ad offrire ai propri passeggeri la possibilità di cambiare il biglietto aereo gratuitamente. Anche la British Airways, invece, ha deciso di sospendere tutti i voli da per la Cina. Lo riporta Sky News. La decisione ha effetto immediato. LA APPLE. Stretta di Apple in Cina. Il Ceo Tim Cook ha annunciato che uno degli store della Casa di Cupertino è stato chiuso, mentre nei rimanenti è stato tagliato l'orario di apertura. E' pronto poi un piano di restrizione dei viaggi del proprio personale se la situazione dovesse peggiorare. Apple produce la gran parte dei suoi iPhone in Cina. TOYOTA. Toyota ha interrotto la produzione in Cina fino al 9 febbraio, per i timori che l'infezione da coronavirus si diffonda ancora più rapidamente. "Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti, a partire dal 29 gennaio, abbiamo deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio" - ha annunciato il portavoce della casa automobilistica - Maki Niimi. "Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio". NEGOZI. Starbucks ha annunciato la chiusura temporanea di metà dei propri punti vendita in Cina. La catena di negozi di caffè non è la prima a chiudere nel Paese: pochi giorni fa anche McDonald's aveva annunciato una decisione simile. Alla fine del 2019 Starbucks contava in Cina 4.292 negozi, il 16% in più dell'anno precedente. La chiusura, ha precisato la società, avrà un impatto sul trimestre e sull'intero anno fiscale.