Una serata all’insegna del glamour e poi lo stupro: la violenza carnale contro un’attrice italiana che a Los Angeles ha portato alle incriminazioni contro Harvey Weinstein è avvenuta nella notte dell’inaugurazione dell’ottavo Los Angeles Italia Film Festival il 17 febbraio 2013, manifestazione organizzata dall’Istituto Capri nel Mondo con il patrocinio delle istituzioni italiane nella mecca del cinema. Tanti i vip sul red carpet: registi come Quentin Tarantino, David Russel e Michele Placido, il musicista Zucchero Fornaciari, gli attori Christoph Waltz, Giuliano Gemma e Franco Nero erano saliti sul palco del Chinese Theatre. C'era anche Harvey Weinstein che proprio quella sera, stando agli atti della procura di Los Angeles, si introdusse «come un bullo» nella camera d’albergo della donna che aveva brevemente incontrato alla manifestazione. Ci sono voluti due anni di indagini negli Usa e in Italia per arrivare alle incriminazioni, ha detto la procuratrice distrettuale Jackie Lacey.
L’attrice, che ha chiesto l’anonimato ed è pertanto indicata negli anni della procura come «Jane Doe 1», aveva denunciato Weinstein alla polizia nel 2017 e poi, in un’intervista al Los Angeles Times, aveva raccontato particolari delle violenze subite. «Molto nota in Italia, dove è apparsa su una copertina di Vogue e ha recitato in film», come scrisse all’epoca il quotidiano, la donna ha detto che Weinstein si era presentato "inaspettato» in albergo dopo la mezzanotte dicendo che «voleva solo parlare, non fare sesso». Ora «rimpiango di avere aperto quella porta», aveva detto l’attrice al nell’intervista. «Weinstein divenne subito molto aggressivo e chiese di vedermi nuda».
Urlando e implorandolo di andarsene, lei gli avrebbe mostrato le foto dei figli e della madre, inutilmente: "Mi afferrò per i capelli costringendomi a fare qualcosa che non volevo fare», un atto di sesso orale, poi «mi trascinò in bagno e mi stuprò con la forza». Un epilogo raccapricciante di una serata scintillante cominciata all’insegna della della promozione del cinema tricolore.
Ad applaudire in piedi Al Pacino, insignito del premio Jack Valenti, erano davvero in tanti, si legge nei resoconti dell’epoca, tra gli altri Martha De Laurentiis, l'anchor della Cnn Larry King, attrici, attori, modelle, executive del cinema e rappresentanti delle istituzioni. Secondo i documenti giudiziari, Weinstein avrebbe minacciato l’attrice di morte se si fosse azzardata a parlare. L’attrice è una delle due donne sulle cui accuse si basa il caso Weinstein a Los Angeles. Oggi intanto il processo a New York ha continuato il suo corso: il giudice ha minacciato il produttore di spedirlo in carcere se non la smette di usare in aula il cellulare.
(ANSA)
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