
Unione Europea addio. Le elezioni britanniche più importanti degli ultimi decenni consegnano a Boris Johnson - exit poll alla mano - una larghissima maggioranza assoluta a Westminster, le chiavi di Downing Street per i prossimi 5 anni e il lasciapassare per una Brexit che a 3 anni e mezzo dal referendum del 2016 diventa irreversibile.
Le previsioni dei sondaggi hanno trovato conferma nel primo exit diffuso a urne chiuse dalla Bbc che assegna al partito conservatore del premier ben 368 seggi su 650, un risultato che non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher e segna invece la disfatta peggiore da decenni per il Labour. Per i risultati ufficiali, e la proclamazione dei deputati prescelti nei 650 collegi uninominali del Regno per sedere nella prossima Camera dei Comuni, si dovrà attendere l'alba e oltre.
Tuttavia il verdetto, a meno d'impensabili capovolgimenti nello scrutinio, è chiarissimo. Il messaggio di BoJo, sintetizzato nella promessa-tormentone 'Get Brexit done', è passato. E il controllo Tory sulla Camera nega ogni credibile spazio di manovra al fronte dei partiti - in primis il Labour a trazione socialista di un Jeremy Corbyn, incapace di ripetere la sorpresa almeno parziale del 2017 e avviato a questo punto all'addio - che s'erano impegnati a convocare un secondo referendum sull'Europa per offrire agli isolani una chance di ripensamento. Una chance che Johnson non intende neppure prendere in considerazione, avendo giocato la partita per restare a Downing Street sulla falsariga di un unico e solo obiettivo: portare a casa la Brexit, quella Brexit di cui a suo tempo è stato il testimonial referendario simbolo, archiviare "l'incertezza" e permettere al Regno di guardare avanti. Premessa, nella sua retorica, per passare poi al varo di piani d'investimenti nella scuola, nella sanità e per la sicurezza finanziati da una manovra di bilancio ad hoc. ù
Piani meno ambiziosi e certo molto meno rivoluzionari rispetto al programma radicale tracciato sulla carta durante la campagna di queste settimane nel 'libro rosso' di Corbyn, ma anche meno inquietanti per l'establishment, il business, la classe media agiata. L'orizzonte di Boris è adesso orientato a fare i conti con i numeri esatti del Parlamento eletto, che sarà inaugurato la settimana prossima e dinanzi al quale il nuovo governo dovrà presentare un programma aggiornato letto dalla regina in un imminente Queen's Speech bis. Per avviare quindi l'iter sulla ratifica del controverso accordo di separazione da lui già raggiunto con Bruxelles prima della pausa di Natale e mettere finalmente nel mirino l'attuazione formale della Brexit alla nuova scadenza fissata per il 31 gennaio. Il tutto sullo sfondo di un Paese che si accinge ad affrontare la tappa decisiva di uno snodo "storico", secondo i commentatori.
Non senza un impatto epocale per il resto dell'Europa, Italia compresa. La consapevolezza del momento era emersa fin dal mattino, con un'affluenza alle urne significativa su e giù per le quattro nazioni del Regno: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Johnson e Corbyn erano stati tra i primi a depositare le schede, entrambi a Londra. Il leader laburista accompagnato dalla moglie Laura Alvarez, figlia di dissidenti cileni fuggiti nel Regno ai tempi di Pinochet. Il primo ministro conservatore, uno dei più eccentrici inquilini di Downing Street degli ultimi decenni, con il cagnolino Dilyn al guinzaglio, al pari di tanti altri sudditi di Sua Maestà. Poi era toccato ai capi dei partiti minori, dall'indipendentista scozzese Nicola Sturgeon, il cui Snp ha infine ribadito alla grande il ruolo di prima forza della Scozia con 55 seggi previsti, alla liberaldemocratica Jo Swinson, anti Brexit radicale, che invece appare destinata a fermarsi alla deludente soglia di 13.
Mentre file di semplici elettori si formavano con britannico ordine in diversi seggi. Il segnale di una partecipazione sostenuta - a dispetto della giornata fredda e piovosa - fra i circa 46 milioni di aventi diritto, alimentata dai nuovi elettori, giovani e giovanissimi, in larga parte attratti dalla svolta a sinistra corbyniana in un Paese segnato da disuguaglianze, ma assai di più - evidentemente - dalla maggioranza silenziosa più anziana, orientata verso il verbo Tory e di Boris Johnson. Suggello di un voto fuori stagione (a dicembre l'ultima volta era stato nel lontano 1923) destinato a fare la storia.(ANSA).
Persone:
6 Commenti
io
13/12/2019 09:10
loro si che hanno capito che restare attaccati a questa europa e' solo un fallimento
Piero
14/12/2019 07:46
Perché non proviamo a dare un referendum in Italia. Qualcuno ha paura
Elmo
14/12/2019 15:49
Piero perché purtroppo x costituzione non si può fare.
IO
15/12/2019 09:34
Difficile immagginare la UE somigliare agli USA...
gabriele
13/12/2019 11:23
Finalmente avrà fine così questo tormentone. Quei poveri ignoranti che hanno così votato, avranno lunghi anni per pentirsene Problema loro.
Qubit??
13/12/2019 22:01
Noi, che ignoranti non siamo, continueremo fantozzianamente a chinare il capo alle merkel e ai macron di turno.
Vedo e prevedo
13/12/2019 15:17
E la Scozia se ne va. E il Regno Unito non esiste più. E non è affatto detto che la dissoluzione di un regno sia pacifica e consensuale. Guerra nel cuore dell'Europa!
Elmo
13/12/2019 21:24
Bene
totonno
14/12/2019 16:33
Un risultato ottimo, eccellente. Un disastro per la sinistra britannica. Un disastro per le sinistre europee (quella italiana compresa). Il peggior risultato della sinistra laburista da 84 anni (dal 1935....) Forse in Europa qualcuno comincia a ragionare con la propria testa e comincia a pensare che bisogna riappropriarsi della propria indipendenza, della propria libertà, del controllo di se stessi e del controllo dei propri confini. Chissà se un giorno riusciremo a liberarci anche noi dal giogo dell'EUS (Unione Europea Sovietica).
realista
14/12/2019 23:48
Concordo e aggiungerei che il Regno Unito ha dato prova di grande democrazia che la parola del popolo conta a differenza nostra
Antonello
15/12/2019 10:29
Ottima analisi,qua sempre più gente si sta svegliando dal torpore e capendo che l'Ue è concepita non per il benessere dei popoli ma per fare gli interessi di una ristretta élite.solo le sinistre non capiscono ma quelli ormai hanno perso il contatto con la realtà già da parecchio tempo
Antonello
15/12/2019 10:27
Ma non dicevano che gli inglesi si erano pentiti della Brexit?