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Russiagate, le spese pazze di Mifsud: indagini anche ad Agrigento

La procura di Agrigento indaga sulle «spese pazze» di Joseph Mifsud, il misterioso docente maltese coinvolto nel Russiagate, scomparso dai radar da fine 2017, che per alcuni anni è stato presidente del Consorzio universitario della Città dei Templi. I reati ipotizzati nel fascicolo sono, al momento, truffa e abuso d’ufficio.

Le indagini sono state avviate dopo che il presidente facente funzioni del Consorzio universitario, Giovanni Di Maida, ha scoperto un «buco» di 100, forse 200 mila euro, ed ha presentato un esposto alla Guardia di finanza. Gli ammanchi sarebbero dovuti a spese compiute da Mifsud - per viaggi all’estero, acquisto di telefonini, ma anche bollette telefoniche da 4 mila euro - nel periodo in cui è stato presidente del Consorzio universitario di Agrigento - dal 2009 al 2012 - su indicazione dell’allora presidente della Provincia Eugenio D’Orsi.

Solo nel 2010, con la carta di credito, Mifsud avrebbe fatto spese, secondo l’esposto, per 35.369 euro; 6.090 euro, invece, nel 2011 quando la carta di credito utilizzata venne sospesa però da maggio a settembre. Mifsud di recente è stato anche condannato dalla Corte dei Conti di Palermo a risarcire un danno erariale alla provincia di Agrigento. La Guardia di finanza della città siciliana ha già sequestrato centinaia di documenti sulle presunte spese pazze sostenute da Mifsud mentre era a capo dell’università.

Documenti, bollette telefoniche, biglietti aerei, bolle di acquisto di telefoni cellulari e molto altro. Carte che documenterebbero i ripetuti viaggi in Russia, ma anche a Malta, Usa, Inghilterra, Libia, Libano. Mifsud, di cui non si hanno più notizie da ottobre 2017, è colui che che a Roma nel 2016 avvicinò uno dei consulenti di Trump parlandogli delle email compromettenti di Hillary
Clinton nelle mani dei russi, inducendo poi l’Fbi ad aprire l'indagine sul Russiagate. Indagine che l’attuale presidente Usa e i suoi alleati ritengono una «caccia alle streghe», un complotto tramato dall’amministrazione Obama, con la complicità di qualche servizio occidentale, per ostacolare nel 2016 la corsa presidenziale dell’allora candidato Trump, costruendo collusioni del suo staff con la Russia.

E per andare «fino in fondo» a questa spy story l’amministrazione Trump ha avviato una controinchiesta sulle origini del Russiagate, che da amministrativa e diventata ora penale, affidata a John Durham, procuratore federale, sotto la supervisione del ministro della Giustizia William Barr. I due hanno incontrato a Roma i vertici dell’intelligence: nei colloqui si sarebbe parlato anche del ruolo di Mifsud sul cui conto, però, i Servizi segreti italiani avrebbero spiegato di non aver mai avuto notizie particolari.

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