Paura a London Bridge, nel cuore di Londra. E l'incubo ha ancora una volta le sembianze del lupo solitario, entrato in azione con un coltellaccio in mano e indosso un finto giubbotto esplosivo a seminare paura e morte tra la folla di London Bridge, prima di essere freddato dalla polizia. Il bilancio è di due persone uccise e 8 feriti, come ha confermato Scotland Yard, attribuendo all’episodio tutti i connotati del "grave atto di terrorismo", seppure senza sbilanciarsi ancora in serata sulla possibile matrice. Ma poi è stato reso noto che l'aggressore era stato rilasciato in libertà vigilata l'anno scorso, dopo aver scontato sei anni per reati di terrorismo. Aveva 28 anni e si chiamava Usman Khan. Sangue e terrore nel cuore di Londra a meno di due settimane dalle elezioni britanniche. Lo spettro è tornato materializzarsi in un venerdì non qualsiasi, nel pieno dello shopping del Black Friday, fra residenti, turisti e impiegati di una delle aree più vibranti della capitale del Regno: già colpita nel 2017, l'anno recente più cruento sull'isola sul fronte dell'allerta terrorismo, dal micidiale accoltellamento collettivo orchestrato un sabato sera da un terzetto di giovani musulmani radicalizzatisi nei ghetti dell'est londinese. Questa volta, stando alle prime indagini, a innescare la furia dell'odio è stato invece un singolo individuo, scagliatosi lama alla mano su chi gli è capitato a tiro su quel ponte. L'allarme è stato dato verso le 14 locali, le 15 in Italia, con l'intervento nel giro di 5 minuti delle prime pattuglie di agenti, mentre dei coraggiosi passanti si erano già lanciati sull'aggressore per fermarlo. Le immagini degli immancabili video amatoriali sono poi rimbalzate a raccontare l'orrore in presa diretta: i fendenti, la lotta di alcune persone con l'uomo, l'arrivo dei poliziotti, gli spari, l'assalitore a terra, i proiettili finali quasi come colpi di grazia. Un'esecuzione, all'apparenza, giustificata però dal minaccioso giubbotto indossato dal killer: qualcosa che aveva tutta l'aria d'un gilet esplosivo e solo dopo i primi test gli investigatori hanno individuato come fasullo. "Posso confermare - ha detto Neil Basu, numero 2 di Scotland Yard e responsabile dell'antiterrorismo - che il sospetto è stato centrato da colpi d'arma da fuoco ed è morto sul posto. E che aveva addosso un falso ordigno esplosivo". "Data la natura dell'incidente siamo in condizione di dichiarare che è stato un incidente terroristico", ha proseguito Basu, precisando peraltro che l'inchiesta è agli inizi e i detective restano al momento "aperti a tutte le piste" sul movente. L'alto funzionario ha quindi raggiunto Downing Street per aggiornare personalmente, assieme alla comandante di Scotland Yard, Cressida Dick, il primo ministro Boris Johnson: rientrato di corsa nella capitale dopo aver interrotto gli impegni della campagna elettorale in vista del voto del 12 dicembre. Per Johnson - favoritissimo nei sondaggi, ma alle prese nelle ore precedenti con una giornata politica non facile, segnata da una impennata dello scontro con i media in stile Trump, dal rifiuto di partecipare ad alcuni dibattiti in tv e dalle polemiche sul riemergere di vecchi articoli giornalistici con sue apparenti espressioni di dileggio nei confronti della working class inglese - si è trattato dell'occasione per fare sfoggio di leadership: con la condanna decisa dell'accaduto, la convocazione in serata del comitato d'emergenza Cobra, l'impegno a punire chiunque sia "coinvolto", a "rafforzare la presenza della polizia" nelle le strade del Regno e a far "prevalere i nostri valori, i valori britannici", sul terrorismo. Immediata pure la reazione di denuncia dell'accaduto e di gratitudine verso i servizi di emergenza del laburista Jeremy Corbyn e dei leader dei partiti minori intervenuti in serata a una sfida elettorale a 7 sulla Bbc fagocita dai fatti di London Bridge. Fatti esecrati dalla Casa Bianca come dalle capitali di mezzo mondo e che il sindaco musulmano di Londra, Sadiq Khan, bersaglio in passato degli strali di Donald Trump, ha bollato come "un attacco orrendo" che non riuscirà "a fermare la nostra determinazione contro il terrore né, mai, potrà dividerci". Impegni destinati del resto a fare i conti con l'angoscia alimentata inevitabilmente oggi dalle immagini del panico, del fuggi fuggi di coloro che hanno vissuto da vicino l'ennesimo attacco random. In una metropoli che nell'area di London Bridge si ritrova stanotte blindata dietro transenne e cordoni, con la stazione della metro riaperta dopo molte ore e grandi edifici evacuati e sbarrati attorno allo svettante profilo dello Shard.