La Germania e la Francia bloccano la vendita di armi alla Turchia, mentre l’Italia chiede all’Unione europea una decisione comune: una proposta in questo senso sarà avanzata lunedì al consiglio dei ministeri degli Esteri dell’Ue. L’annuncio di Berlino e Parigi e la proposta italiana giungono dopo l’offensiva militare contro i curdi nel nord-est della Siria che in pochi giorni ha già causato la morte di decine di civili e dopo che anche Olanda, Norvegia e Finlandia hanno annunciato il bando delle forniture militari verso Ankara. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio da Napoli, dove si trovava per festeggiare i dieci anni del Movimento 5 Stelle, ha spiegato quale sarà la linea che porterà lunedì al suo primo Consiglio degli Affari Esteri a Lussemburgo. D’altra parte quello degli armamenti è un tema caro al Movimento e al suo capo politico che a un gruppo di manifestanti che aveva fatto irruzione nell’Arena Flegrea chiedendo che non siano più venduti all’esercito di Erdogan ha risposto: «Sulle armi con me sfondate una porta aperta. Lunedì al consiglio Ue dei ministri degli Esteri chiederemo che tutta l’Ue blocchi la vendita di armi alla Turchia. Basta armi alla Turchia, lo diciamo a tutta Europa», ha insistito il titolare della Farnesina dopo che per tutta la giornata il governo era stato incalzato da Pd, Verdi e Leu a prendere una decisione in questo senso il prima possibile. La Turchia è il terzo Paese al mondo verso cui l’Italia esporta armi dopo Qatar e Pakistan. Secondo l’ultima relazione al parlamento dell’Uama (l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) che risale allo scorso aprile, nel 2018 sono stati autorizzati export per 362,3 milioni di euro, circa 100 milioni in più dell’anno precedente e oltre il doppio rispetto al 2016. Munizioni, bombe, siluri, missili, aerei, tecnologia per la produzione e lo sviluppo, software. All’esercito turco dall’Italia in questi anni è stato venduto ogni sorta di fornitura militare. I dati dell’Uama rivelano inoltre che Roma nel 2014 ha inviato armi anche ai combattenti curdi, in funzione anti-Isis. In quel caso però si è trattato di una cessione e non di una vendita e di numeri assai inferiori: in totale 200 mitragliatrici e duemila razzi Rpg, con relative munizioni. «Bisogna fermare l’invasione da parte della Turchia, siamo al fianco del popolo curdo. Mobilitiamoci in tutte le città. Il governo italiano, oltre ai provvedimenti che sta adottando, valuti subito il blocco delle esportazione delle armi alla Turchia», aveva chiesto su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti, cui erano seguiti gli appelli del coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonanni, e del capo di Sinistra Italiana e parlamentare di Leu, Nicola Fratoianni. Sollecitazioni scaturite dopo la decisione tedesca anticipata dal ministro degli Esteri Heiko Maas, che all’edizione domenicale del quotidiano tedesco Bild aveva annunciato che «il governo federale non concederà nuove autorizzazioni per tutti gli armamenti che potrebbero essere utilizzati dalla Turchia in Siria». Diversi i temi caldi sul tavolo dei ministri degli Esteri europei lunedì prossimo. In primis il bando sulla vendita delle armi, poi l’ipotesi di sanzioni contro Ankara evocate nei giorni scorsi dallo stesso Di Maio ma anche dalla Francia, per bocca della viceministra per gli Affari europei Amelie de Montchalin. "L'Europa deve parlare con una sola voce e non si deve far ricattare dalla Turchia sui rifugiati, è inaccettabile», ha ribadito il titolare della Farnesina. Nel menù del vertice di lunedì anche la questione delle trivellazioni turche al largo di Cipro. (ANSA)