In Grecia, il Paese per otto anni messo in ginocchio dall’ossessione europea del rigore, torna al governo il partito conservatore Nuova Democrazia, guidato da Kyriakos Mitsotakis: si è imposto nettamente contro il primo ministro uscente, Alex Tsipras, che proprio quei piani di salvataggio aveva diligentemente applicato.
Mitsotakis, che ha cavalcato l’onda delle proteste di piazza contro l’applicazione delle misure dell’ultimo programma di assistenza finanziaria, concluso lo scorso agosto, vince (il 90% dei voti è stato scrutinato) con il 39,78% rispetto al suo principale avversario, fermo al 31,56%.
La Grecia «rialza orgogliosamente la testa dopo un periodo doloroso»: sono le prime parole di Mitsotakis dopo la vittoria elettorale. Il leader di Nuova Democrazia ha assicurato che «inizia una lotta nuova ma bella» e ha promesso che lavorerà per portare crescita e occupazione nel Paese.
«Ho chiesto un mandato forte e me lo hanno dato con generosità, non deluderò le loro speranze», ha aggiunto il 51enne rampollo di un’importante dinastia conservatrice, promettendo un governo guidato dai principi di trasparenza e meritocrazia e annunciando che il Parlamento lavorerà per tutta l’estate, «perchè il futuro non può aspettare».
Tra i primi a congratularsi con il vincitore, il presidente Recep Tayyip Erdogan e il presidente uscente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Tsipras, ex antagonista divenuto un alunno modello della Troika, costretto a gestire la peggiore crisi economica dal Dopoguerra ad oggi tra austerity e riforme imposte dalla troika, ha pagato i continui aggiustamenti economici che molti hanno letto come «un tradimento».
«Lasciamo a testa alta, quattro anni fa ci siamo occupati di un Paese sull'orlo della bancarotta, e lasciamo un Paese libero (dai salvataggi), in crescita e con riserve nelle sue casse, con l’interesse del debito al minimo storico», ha affermato. Il premier uscente ha dichiarato inoltre che il risultato riflette «il prezzo politico» delle difficili decisioni che ha dovuto prendere, ma «non costituisce una sconfitta strategica». Sotto il dieci per cento, devono accontentarsi i socialisti di Kinal (7,96%, 22 seggi) e il Kke 15 seggi con il 5,33%. E se Syriza perde ma «a testa alta», la grande sconfitta dall’appuntamento elettorale è la formazione di estrema destra di Alba Dorata che, seppur per qualche decimale, non supera la soglia di sbarramento del 3% e resta fuori dal Parlamento.
Nel 2015 era terza forza politica del Paese, con il 7% dei voti si era aggiudicata 18 seggi. Resistono le nuove formazioni: la Soluzione greca, movimento nazionalista fondato dall’ex venditore tv Kyriakos Velopoulos, ottiene 10 seggi con il 3,74%, e il Mepa25 dell’ex ministro della Finanze, Gianis Varoufakis, che agguanta 9 seggi con il 3,47% dei voti.
(AGI)
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