Theresa May fa la sua ultima giocata sulla Brexit e punta tutte le sue fiches sull'accordo con i laburisti. Alla vigilia di quella che forse sarà la settimana decisiva per le sorti di Gran Bretagna ed Europa, la premier britannica difende la sua decisione di aprire un dialogo con le opposizioni accusando i suoi di «non averle lasciato altra scelta». «Ho fatto tutto quello che era in mio potere per persuadere" i ribelli Tory e i nordirlandesi del Dup a votare l’accordo sul divorzio da Bruxelles «a questo punto devo tentare un approccio diverso», dichiara la premier britannica prima in un comunicato ufficiale poi in un videomessaggio su Twitter nel quale si è rivolta direttamente al popolo britannico. Rilassata, seduta sul divano, a tratti sorridente, nel video di circa 2 minuti la primo ministro ricapitola gli sviluppi delle ultime settimane per spiegare alla gente «cosa diamine sta succedendo». «Il parlamento - dice - ha votato una legge per impedire il divorzio senza un accordo. Quindi la scelta che ci si para davanti adesso è: o lasciare l’Ue con un accordo o non lasciarla affatto. Io penso, il governo pensa, che dobbiamo trovare un accordo, dobbiamo realizzare la Brexit», ripete May per due volte come un mantra, il suo mantra da quando ha assunto la guida del governo quasi tre anni fa. In nome di questo principio, rivendica, ha deciso di rivolgersi all’opposizione laburista con la quale precisa di essere in disaccordo su «molte questioni politiche» ma di concordare su diversi temi quando si tratta di lasciare l'Ue. Un messaggio al popolo britannico, ma anche un appello al Labour a «trovare un compromesso», quando il vertice a Bruxelles è alle porte e i negoziati con l’opposizione sono in una fase di stallo. Sono tanti i temi su cui i due partiti faticano a trovare un’intesa, uno su tutti l’accordo doganale con l’Ue dopo il divorzio. Ma anche libertà di movimento, politiche del lavoro, sicurezza. Questioni sulle quali ci sono forti spaccature anche all’interno di Tory e Labour. Su quest’ultimo partito, già assai debilitato, è piovuta l’ultima tegola con il Jewish Labour Movement che ha approvato una mozione di sfiducia contro Jeremy Corbyn per come ha gestito le accuse di antisemitismo ad alcuni laburisti. Il ministro ombra per gli Affari economici Rebecca Long-Bailey, che fa parte della delegazione laburista al tavolo dei colloqui con il governo, ha ammesso che «molto poco è stato ottenuto» finora e tuttavia ha espresso ottimismo «per i prossimi giorni». Sul fronte opposto la leader dei Tory ai Comuni, Andrea Leadsom, ha detto chiaramente che quello col Labour e un dialogo «a denti stretti» ribadendo la linea dei brexiteer che un no-deal è comunque preferibile all’annullamento della Brexit. Più duro l’ex ministro Dominic Raab che definisce i colloqui trasversali un gesto «disperato e «potenzialmente disastroso per il Paese», mentre il falco conservatore Jacob Rees-Mogg ha parlato di «errore» accusando la premier di «aver compiuto passi concreti per bloccare Brexit». May guarda avanti. E’ evidente che i suoi interlocutori ormai non siedono più, o non solo, sui banchi dei Tory a Westminster. Senza i laburisti il suo accordo non può passare, riconosce infine la premier. Un’ammissione tardiva che forse non le basterà a compiere la sua missione. (ANSA)